Ahmed Gaid Salah, da tempo capo di stato maggiore delle Forze armate, è amico da lunghissima data del presidente che, chiamandolo in tempi recenti a reggere anche il ruolo di viceministro della Difesa, ne ha fatto il punto di raccordo dei sempre strettissimi rapporti tra la casta dei militari e l'esecutivo. Ora il generale Salah, in quanto capo di stato maggiore, è diventato anche responsabile della Direzione generale della sicurezza e della protezione presidenziali, cioè di quelle unità chiamate a vegliare 24 ore su 24 su tutti i luoghi che Bouteflika frequenta, sia nelle sue apparizioni pubbliche che nella vita privata, condizionata fortemente, negli ultimi anni, da una salute a dir poco cagionevole.
La decisione di Bouteflika di tagliare importanti teste nel dispositivo della sicurezza nazionale (come il capo del controspionaggio interno e quello della guardia repubblicana) ha generato in molti la certezza che, in seno ed intorno al regime, si stia giocando la partita finale in vista dell'ormai non più rinviabile all'infinito processo per la successione. Una partita che si gioca su più terreni: da quello dell'economia, a quello della sicurezza, a quello del rapporto con un popolo che appare stanco di giochi di potere e corruzione.
L'interrogativo che viene posto, con sempre maggiori frequenza e timori, è se le ultime mosse di Bouteflika, rendendo ancora più saldi i legami con i militari (sin dall'Indipendenza irrinunciabile pilastro del potere in Algeria), non preludano ad un imminente cambio di scenario, soprattutto perchè la profondissima crisi che il Paese attraversa non può essere risolta da un presidente ''dimezzato'' non in termini di potere, ma di capacità fisica di reggere un ruolo impegnativo oltre ogni immaginazione.
Se Bouteflika ha bisogno di mostrare a tutti la fiducia che ripone in Salah, quest'ultimo, di contro, deve fare capire ai militari, quasi facendosene garante politico, che essi restano al centro del ''sistema'' che da sempre li blandisce, con impressionanti iniezioni di risorse economiche per una macchina quotidianamente impegnata nella ultraventennale guerra contro il terrorismo islamico. (ANSAmed).