"Ciò che è particolarmente preoccupante è che la maggior parte delle persone con cui abbiamo parlato ha affermato di non essere soggetta a valutazioni individuali", ha sottolineato la portavoce dell'Ufficio Onu Ravina Shamdasani, aggiungendo che "non siamo stati informati delle ragioni della loro detenzione, e i migranti non sono stati autorizzati a riprendere i loro averi, passaporti o soldi prima di essere espulsi". Molti di loro "hanno dovuto lasciare tutto ciò che avevano", ha detto la funzionaria Onu, riportando rastrellamenti realizzati nelle città di Oran e Boufarik, così come nel quartiere di Duira ad Algeri, a marzo e ad aprile di quest'anno. "Secondo quanto riferito, i raid sono stati effettuati nelle zone di costruzione di Algeri, così come nei quartieri noti per essere popolati dai migranti. Alcuni hanno anche riferito di essere stati fermati per strada e arrestati". Mentre alcuni migranti sono stati trasferiti rapidamente in Niger, altri sono stati detenuti in basi e strutture militari dove le condizioni di detenzione sono state dichiarate "inumane e degradanti", secondo quanto riferito dall'Ohchr.
"L'espulsione collettiva dei migranti, senza una valutazione individuale o qualsiasi garanzia di giusto processo, è profondamente allarmante e non in linea con gli obblighi dell'Algeria ai sensi delle leggi internazionali sui diritti umani, compresa la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti che l'Algeria ha ratificato", ha sottolineato Shamdasani. "Esortiamo l'Algeria ad attuare le raccomandazioni formulate dal Comitato per i lavoratori migranti ad aprile, compreso l'esplicito divieto di espulsioni collettive e la realizzazione di meccanismi di monitoraggio per garantire che le espulsioni dei lavoratori migranti siano eseguite nel rigoroso rispetto degli standard internazionali", ha aggiunto. "Il Comitato ha anche invitato l'Algeria a garantire il rispetto del diritto di chiedere asilo e il principio di non respingimento", ha concluso Shamdasani, riferendosi alla pratica dei rimpatri forzati nei Paesi di origine dei migranti. (ANSAmed).