''Per noi credenti dell'Islam - sottolinea - c'é il Ramadan, e noi ci adeguiamo. Ci alziamo all'alba e mangiamo alle tre di mattina, sarà così anche per i nostri atleti, poi osserviamo il digiuno totale fino alle nove di sera, quando ci sediamo di nuovo a tavola. Riguarda tutti, anche se il precetto islamico permette delle eccezioni in determinate situazioni. Ma non è detto che digiunare possa pregiudicare le prestazioni: da noi si pensa che anzi aiuta il corpo. Qui al villaggio il Ramadan da tre giorni lo stanno osservando tutti i musulmani, e non mi risulta che ci siano problemi particolari. La vera difficoltà è un'altra: in Europa in questa stagione il sole tramonta più tardi rispetto al nostro paese, e ciò significa che il Ramadan si allunga fino a 18 ore, e non le 14 a cui siamo abituati".
Ma Londra 2012 per l'Arabia Saudita sarà anche l'occasione di una storica prima volta, quella delle sue donne in un'Olimpiade, con le presenze in gara della mezzofondista Sarah Attar e della judoka Wojdan Shaherkani, uniche due rappresentanti di sesso femminile in un team di 19 atleti.
"Il nostro governo ha deciso così, ed è una novità interessante - commenta il fisioterapista, che fa anche da portavoce -. La cosa rende curiosi anche noi, ma appoggeremo completamente le nostre donne. Ci troveremo bene, e non ci saranno problemi". Ma gareggeranno indossando il velo? "Assolutamente sì, su questo non ci sono dubbi", è la decisa risposta, anche se la foto della Attar sul sito ufficiale dei Giochi è a volto scoperto.
Sul Ramadan la pensa diveramente il 21enne judoka degli Emirati Arabi Humaid Alderei, pur essendo musulmano praticante. ''Non lo rispetterò perché non voglio rischiare di perdere i miei incontri. Allah é misericordioso, e mi perdonerà, lo fa anche quando i nostri peccati sono moltì''. Il suo è uno sport duro e un atleta non deve indebolirsi: il rischio di perdere sarebbe troppo alto. "Se entri in competizione senza aver mangiato - ha spiegato - ti senti senza energie e puoi essere condizionato. Non mangiare nei giorni in cui dovrò affrontare i sei migliori del mondo pregiudicherebbe troppo le mie chances.
Forse non a tutti il Ramadan può fare lo stesso effetto, ma io non voglio correre rischi".(ANSAmed).