Si è parlato delle crisi regionali, da Gaza alla Libia, dall'Iraq alla Siria, ma soprattutto del rilancio dell'economia egiziana, attraverso il finanziamento di grandi opere come il 'raddoppio' del Canale di Suez o il potenziamento dell'aeroporto del Cairo.
Riad è il principale finanziatore della nuova era egiziana, con importi molto maggiori di quelli europei e americani. La stampa egiziana tuttavia ha posto l'accento su altre questioni che preoccupano Riad e Il Cairo. "Non è un segreto che sia l'Egitto che l'Arabia Saudita abbiano vissuto con grande disagio negli ultimi tre decenni con l'influenza dei gruppi musulmani radicali, gli stessi che avevano aiutato a nascere negli Anni 70, in cooperazione con l'intelligence Usa, per combattere l'invasione russa in Afghanistan", ha scritto il filogovernativo al Ahram. E questo disagio, insiste il quotidiano citando fonti diplomatiche arabe e occidentali, "non è solo verso al Qaida e le sue nuove versioni come lo Stato islamico, ma anche con Hamas - per i suoi legami con l'Iran - e il movimento integralista libanese Hezbollah", di ispirazione sciita.
Ma tutti gli occhi sono puntati anche sulla Libia, dove la comunità internazionale ha chiesto al Cairo di manovrare per la stabilizzazione del Paese. Tra qualche giorno nella capitale egiziana si svolgerà un vertice dei Paesi confinanti, mentre una delegazione del Cairo è andata di persona a congratularsi con il nuovo presidente del Parlamento libico, costretto a riunirsi a Tobruk dopo la proclamazione del 'Califfato di Bengasi' da parte dei jihadisti.
Sisi è ora atteso a Mosca dove incontrerà Putin: fonti della presidenza egiziana hanno voluto sottolineare che al centro degli incontri moscoviti ci sarà la fornitura di armi, fino anche a una cooperazione militare più stretta suggellata da manovre congiunte. Ma si dovrà attendere per capire se si tratta di messaggi diretti agli Usa e all'Occidente o della nascita di una nuova alleanza strategica. (ANSAmed).