"Il ministero si preoccupa di nazionalita', non di religioni," ha specificato una fonte del ministero stesso al quotidiano Al Watan, ripreso da Gulf News. Come dimostra, ha aggiunto, l'impegno al dialogo interreligioso King Abdullah Bin Abdul Aziz International Centre for Interreligious and Intercultural Dialogue con sede a Vienna.
"Il problema non e' con gli ebrei o con i cristiani," ha osservato il deputato del Consiglio della Shura, Sadaqa Bin Yahya Fadhel, citato ancora da Gulf news. "La questione sorge con il movimento sionista. Come regno, L'Arabia Saudita da' il benvenuto a tutte le religioni, ma non puo' accettare cittadini israeliani perche' Israele é legato al sionismo, un movimento coloniale che sfrutta la fede giudaica." "Il giudaismo - ha concluso Fadhel - non ha niente a che vedere con il sionismo".
Si tratta di una politica messa in pratica anche dagli altri paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo che comprende, oltre all'Arabia Saudita, il Kuwait, il Qatar, il Bahrein, gli Emirati Arabi Uniti (Eau) e l'Oman.
Negli Eau non e' raro interagire con persone dai cognomi tipicamente ebraici, in qualsiasi settore sociale o produttivo.
In Bahrein si trova una delle comunita' ebraiche piu' piccole al mondo, circa sessanta persone, che tuttavia conta un rappresentate in parlamento. (ANSAmed).