"Per il momento vendiamo i nostri prodotti - spiega Laura Orgiana, produttrice insieme al marito di tartufi che arrivano da Nurallao, nel Sarcidano - in Inghilterra, Umbria, Toscana. Il mercato arabo per noi è una possibilità: siamo sicuri che il tartufo possa sposarsi benissimo con i loro piatti tipici". Nel pomeriggio il piano commerciale. Ma all'ora di pranzo c'è stata una prima illustrazione della strategia. A base di odori e sapori: spalmata sui crostini una squisita crema di tartufo.
All'assalto dei mercati arabi anche con il formaggio.
Protagonista la cooperativa Unione pastori di Nurri. L'export, nel bilancio, per loro è quasi tutto: il mercato di riferimento principale è quello statunitense. Le armi? Pecorino sardo e romano soprattutto. Ma anche misti. Nell'offerta pure il caprino. Con un pensierino anche alla carne ovina.
"Ci interessa diversificare il mercato- spiega Gianluigi Argiolas, vicepresidente della cooperativa che può contare su settecento conferitori - e questa è un'ottima opportunità". Non è il primo approccio commerciale con i Paesi della Lega araba.
"Due anni fa - racconta - avevamo avviato contatti con la Libia per le carni ovine e per il formaggio. Poi, dopo le ultime note vicende, si è fermato tutto".
Non solo cose da mangiare. Ma anche da bere. Ci provano i vini Olianas. "Per noi - conferma Enrico Menichelli, agronomo dell'azienda - è una scommessa, un mercato interessante". Anche per i vini Olianas l'export è una parte importante del fatturato: le bottiglie di vino arrivano negli scaffali di Svizzera, Germania, Usa. E persino Kazakistan.(ANSAmed).