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A.Saudita: ambasciatore, Paese apre a modernità, ma no pressing

Nessuna ingerenza esterna; 50 anni fa solo gli uomini studiavano

17 marzo, 17:48

L'ambasciatore del Regno saudita in Italia, Rayed Khalid A. Krimly L'ambasciatore del Regno saudita in Italia, Rayed Khalid A. Krimly

(di Cristiana Missori)

(ANSAmed) - ROMA - ''L'Arabia saudita fa del suo meglio per evolvere e modernizzarsi''. Lo fa ''in accordo con le aspirazioni e le richieste del suo popolo'', senza ingerenze esterne, perché ''nessuno può interferire con il nostro sistema giuridico''. A parlare è l'ambasciatore del Regno saudita in Italia, Rayed Khalid A. Krimly, che in un'intervista ad ANSAmed mette i puntini sulle 'i' su di una serie di questioni.
A cominciare da quella del rispetto dei diritti umani nel suo Paese. Ultima vicenda in ordine cronologico, la frizione con la Svezia che ha portato Stoccolma alla denuncia del trattato di cooperazione militare con Riad. La responsabile degli Esteri svedese, Margot Wallstrom, ha messo all'indice il Regno delle sabbie, accusato di non rispettare i diritti umani. A cominciare dalla nota vicenda del blogger Raif Badawi. Rinnovo dell'accordo militare saltato, richiamo in patria dell'ambasciatore saudita nella capitale scandinava. ''Noi non interferiamo con le vicende interne altrui e non accettiamo ingerenze nelle nostre'', ripete come un mantra il diplomatico. ''Siamo un Paese islamico, il nostro sistema giuridico è basato sulla Sharia e siamo una nazione indipendente che non è mai stata colonizzata'', puntualizza. Il mutamento del Regno, ''è graduale e non può essere dettato dall'esterno''. La società saudita - ''l'unica a potere determinare fin dove la trasformazione e la modernizzazione possano arrivare'' - fa passi avanti, assicura Krimly. ''Stiamo facendo del nostro meglio''. Cinquant'anni fa, ricorda, ''le donne non erano ammesse nelle scuole. Dopo mezzo secolo ci sono più donne che uomini a sedere sui banchi dei nostri atenei''. Eppure non possono mettersi al volante, né frequentare l'ora di ginnastica negli istituti pubblici... ''In quelli privati le ragazze hanno già accesso all'ora di ginnastica'', precisa. ''Nelle scuole pubbliche il dibattito è aperto''. Il Regno ''scelse di aprire alle donne il mondo dell'istruzione e del lavoro quando la decisione era molto impopolare nella società. Oggi le donne siedono nel Consiglio consultivo della Shura (il Parlamento), e hanno il diritto di voto attivo e passivo nelle municipalità''.
Nessun Paese è perfetto, ammette. E piaccia o non piaccia, l'Arabia saudita ha la sua ''cultura, la sua storia e le sue credenze. E non potrà mai assomigliare o diventare una copia di un Paese occidentale''. Dai diritti al business. Altra ''accusa'' che l'ambasciatore respinge al mittente è quella legata alla politica dei prezzi del greggio praticata dal Regno. ''Il prezzo del petrolio - replica - non ha nulla di misterioso. E' solo una questione di difesa di quote di mercato. Eppure si leggono molte ricostruzioni fantasiose, come quella di volere punire la Russia o gli Stati Uniti. Punire gli altri avrebbe come conseguenza quella di punire la nostra economia''. Per ora il Regno continua a puntare sul barile, ma a contare di più sarà presto il nucleare, come dimostra la recente visita a Riad del presidente sudcoreano che ha portato alla firma di un accordo per la realizzazione di due reattori entro i prossimi venti anni.
''Ogni Paese, compreso l'Iran - rimarca Krimly - ha diritto a sviluppare il proprio programma nucleare. Deve però trattarsi di programmi per uso civile''. Per ora la comunità internazionale questa certezza non ce l'ha. Anche sul piano regionale, ''Teheran deve sì giocare un ruolo di leadership, ma deve essere un ruolo positivo per lo sviluppo e la sicurezza dell'intera area e non certo per lo sviluppo di milizie settarie e guerre civili, o per interferire in Iraq, Yemen, Libano, Siria''. A preoccupare Riad - come tutti - è l'avanzata del sedicente Stato islamico. ''Nessuno può creare una frattura tra i musulmani, né tra i musulmani e l'Occidente'', ricorda. ''Gli estremisti vanno fermati''. Anche grazie a ''una forza araba congiunta'' come chiede il presidente egiziano Sisi?. ''Ne parleremo nei prossimi summit dei Paesi arabi''. Se sarà a scopi difensivi e a protezione della sicurezza e della stabilità dei Paesi arabi, sosterremo l'Egitto''. (ANSAmed).

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