Questo il senso di un annuncio postato dal governo del regno integralista dell'Arabia Saudita, che fatica a tenere il passo con le decapitazioni pubbliche che applica in progressione esponenziale con pochi spadaccini abili nell'uso della sciabola che lavorano quasi a tempo pieno. Una macchina di morte che solo nei primi 4 mesi e mezzo del 2015 ha collezionato 85 esecuzioni - l'ultima, per un reato legato alla droga, domenica scorsa -, 35 delle quali per reati di droga. Le esecuzioni erano state 88 in tutto il 2014, secondo dati di Human Rights Watch.
Il numero di condanne è in costante crescita perché si estende il novero dei reati puniti con la morte, che include l'omicidio, lo stupro, il traffico di droga o di armi, la rapina a mano armata. La legge saudita prevede la decapitazione con la spada, che avviene in pubbliche piazze. Una legge inflessibile che, in una monarchia che non ha una costituzione né un codice penale ma pretende invece l'applicazione diretta del Corano e della Sunna sulla vita dei suoi cittadini, concede un potere enorme al corpo giudiziario, che deve essere ferrato nelle sacre scritture e nelle interpretazioni della vita e degli insegnamenti del Profeta. Un potere che - come nota un articolo del New York Times - il re Salman, al trono da quattro mesi, non ha finora voluto scalfire, pur avendo già creato una piccola "rivoluzione" nello stato favorendo l'accesso a posti di poteri delle nuove generazioni. Secondo vari analisti, l'impennata nelle esecuzioni potrebbe essere il risultato di nuove assunzioni nel campo giudiziario, che avrebbero sveltito la macchina dei processi e degli appelli.
L'annuncio, pubblicato dal ministero della Pubblica amministrazione, non specifica la richiesta di alcuna qualifica specifica o titolo di studio, solo l'uso della sciabola per "eseguire le condanne a morte sulla base della Sharia dopo che queste vengono decise per sentenza di un tribunale" e le amputazioni delle mani ai ladri. Anche se queste ultime sono in parte cadute in disuso. Ma quella del tagliatore di teste non è un mestiere facile: il condannato, fatto inginocchiare a terra nel centro di una pubblica piazza, deve essere decapitato con un solo colpo potente e sicuro con una sciabola pesante e affilatissima. Un compito che richiede perizia e che è spesso tramandato di padre in figlio. Ad esempio, il boia della provincia settentrionale di Qassim esegue decapitazioni come "secondo lavoro" per una paga di circa mille dollari "a testa", mentre di professione è uno sciabolatore della guardia personale del principe governatore.(ANSAmed).