Ma Teheran vuole anche andare avanti sulla strada dell'accordo sul nucleare, il cui 'implementation day' è ormai atteso a breve. Lo sintetizza il presidente Hassan Rohani, con una serie di tweet in cui si chiede chi stia veramente "esacerbando le divisioni tra sunniti e sciiti, bombardando lo Yemen e minando i governi di Iraq e Siria, fornendo fondi e armi all'Isis". E' l'Arabia Saudita, si risponde, che ha messo a morte l'imam sciita Nimr al-Nimr, e non vuole stabilità e pace nella regione "per coprire i problemi interni" e politiche regionali fallimentari. Ma l'Iran, afferma ancora Rohani, condanna anche gli attacchi alle sedi diplomatiche di Riad. E tanto vuole chiudere questa questione, il presidente, da avere oggi inviato una lettera al presidente della magistratura Sadeq Amoli Larijani, chiedendogli di concludere al più presto l'inchiesta sul caso.
Facinorosi che si danno agli assalti alle ambasciate nulla hanno a che fare, sembra dire il moderato Rohani, con il suo governo cui invece preme portare in porto il maggiore risultato incassato finora dalla sua diplomazia: l'accordo di Vienna e il rientro dell'Iran nel consesso internazionale. Accordo che, rileva, anche Riad oltre a Israele e ai falchi negli Usa ha cercato prima di impedire e poi ora di veder realizzato.
Ma da Teheran nessuna ritorsione: anche la sospensione dei pellegrinaggi alla Mecca riguarda solo quello minore, l''Umra', e non ancora quello obbligatorio almeno una volta nella vita per tutti i musulmani. La monarchia saudita da parte sua ha incassato oggi il sostegno del presidente turco Tayyip Erdogan sul fatto che le esecuzioni sono "affari interni" e ha chiamato a raccolta tutti i suoi alleati nel Golfo e nell'area, e anche il sostegno dal Qatar nella rottura con l'Iran - ma non dell'Oman, sultanato sempre attento a tenere il dialogo aperto con il suo dirimpettaio sullo stretto di Hormuz.
Una nuova offerta di mediazione giunge anche dall'Iraq, che molto deve all'Iran nella guerra contro l'Isis, ma che ha anche appena ricucito con Riad dopo la chiusura dell'ambasciata saudita a Baghdad nel 1990 per l'invasione irachena del Kuwait.
Oggi il ministro degli Esteri di Baghdad, Ibrahim Jaafari, ha incontrato a Teheran il suo omologo Javad Zarif e lo stesso presidente. Offrendo la sua mediazione, perchè di "relazioni cordiali tra Iran e Arabia Saudita - ha detto - beneficiano tutta la regione".