(ANSAmed) - ROMA, 16 MAR - Hanno pilotato un aereo dal Brunei
a Gedda. E sono entrate nella storia. Non solo perché sono il
primo equipaggio femminile ad aver pilotato un aereo della
compagnia di bandiera del sultanato, ma soprattutto perché sono
atterrate in Arabia Saudita, l'unico Paese al mondo dove alle
donne è proibito guidare.
La notizia è balzata su tutti i siti internazionali dopo la
foto pubblicata dalla Royal Brunei Airlines ed è diventata
subito virale sui social. L
Le tre pilote - il comandante Sharifah Czarena, e i due primi
ufficiali, Sariana Nordin e Dk Nadiah Pg Khashiem - sorridono ai
comandi del Boeing 787 Dreamliner che è volato dal Brunei
all'aeroporto di Gedda il 24 febbraio scorso, giornata
dell'indipendenza per il piccolo Stato situato sull'isola del
Borneo.
L'evento avviene tre anni dopo che Czarena divenne la prima
donna capitano della compagnia di bandiera in tutto il sudest
asiatico. "E' un grande traguardo. Mostra alle giovani
generazioni e in particolar modo alle ragazze che qualsiasi
sogno può essere realizzato", disse all'epoca il capitano in
un'intervista al Brunei Times. Da allora, la Royal Brunei
Airlines si è impegnata a coinvolgere più donne nell'industria
offrendo anche a loro programmi di apprendistato di ingegneria.
Ma il viaggio 'storico' delle tre pilote in Arabia Saudita
ha messo in evidenza ancora una volta le restrizioni alle donne
nel Paese dove solo nel dicembre dello scorso anno hanno potuto
votare e candidarsi alle elezioni municipali (19 sono state poi
elette).
Ma la guida rimane un 'tabù'. Negli ultimi anni, la protesta
è sfociata anche sui social. La campagna denominata Women2Drive
ha ricevuto quasi 18mila 'mi piace' su Facebook e chiede alle
donne di postare foto mentre sono al volante. Nel dicembre del
2014, Loujain al-Hathloul venne arrestata dopo che tentò di
guidare in Arabia Saudita dagli Emirati Arabi. Con lei, finì in
manette anche l'amica per il solo fatto di averla apertamente
sostenuta. Entrambe furono scarcerate dopo 70 giorni di
reclusione.
"Dopo anni di false promesse per porre fine a queste assurde
restrizioni sulle donne, le autorità saudite continuano ancora
ad arrestarle perché si mettono dietro al volante", denunciò
all'epoca Sarah Leah Whitson, il direttore di Human Rights Watch
per il Medio Oriente e il Nord Africa. "Le restrizioni
degradanti del governo saudita sulle donne sono ciò che portano
la vergogna al Paese, non gli attivisti coraggiosi che difendono
i loro diritti". (ANSAmed)-