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Missili Usa su Siria, colpita base strage gas. Ira di Mosca

Russia, rafforzeremo le difese aeree di Assad

07 aprile, 16:11

ROMA - Gli Stati Uniti hanno lanciato nella notte un attacco, con 59 missili Tomahawk partiti da navi Usa nel Mediterraneo, contro la base militare siriana di Shayrat, nella provincia di Homs, da dove sarebbero partiti i raid con armi chimiche del 4 aprile scorso sulla zona di Idlib, che hanno causato la morte di almeno 86 persone tra cui 30 bambini.
Durissima la reazione della Russia. Il presidente Vladimir Putin ha accusato Washington di aver compiuto "un'aggressione contro uno Stato sovrano", che comprometterà le relazioni tra Usa e Russia. Mosca ha annunciato che rafforzerà le difese aeree di Damasco per proteggere le infrastrutture e ha sospeso l'intesa con gli Stati Uniti che garantisce la sicurezza dei voli durante le operazioni in Siria. Secondo il ministero della Difesa tuttavia, "solo 23" dei 59 missili hanno raggiunto la base di Shayrat, mentre gli altri 36 sarebbero caduti in un luogo "sconosciuto".
La Russia, che conferma di essere stata avvisata prima del raid, ritiene inoltre che l'attacco chimico sia stato solo "un pretesto" per l'operazione americana decisa in precedenza, e chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
Per Mosca inoltre l'attacco favorisce l'Isis e Al Nusra. Anche l'Iran protesta per "un'azione unilaterale pericolosa".
Prima di agire, Washington ha avvisato anche gli alleati, tra cui la Nato e l'Ue. Per il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, l'uso delle armi chimiche "doveva avere una risposta".
In un comunicato congiunto, i leader francese e tedesca, Francois Hollande e Angela Merkel, sottolineano come "l'intera responsabilità pesi su Assad" e auspicano "sanzioni appropriate dell'Onu" per l'uso delle armi chimiche. In contatto con loro, si schiera il premier italiano Paolo Gentiloni, ribadendo l'impegno comune "perché l'Europa contribuisca alla ripresa dei negoziati" con Onu e Russia. Il presidente del Consiglio ha inoltre definito l'attacco "un'azione motivata a un crimine di guerra" il cui "responsabile è il regime di Assad". "Chi fa uso di armi chimiche non può contare su attenuanti", ha aggiunto, convinto che l'azione americana rimarrà "limitata".
A sostegno dell'azione americana, si schierano anche i nemici storici del regime di Assad. Da Israele all'Arabia Saudita, alla Turchia. Ankara auspica che il lavoro venga "completato" e invoca la rimozione di Assad "il prima possibile". Il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, prevede "nuove ondate di migranti" in fuga dalla Siria e chiede una "safe zone".

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