Un governo che esiste, quello di al-Sarraj, "finché lo lasciano esistere", dice appunto delle milizie che avrebbero permesso l'accordo nazionale del dicembre 2015 a Skhirat, in Marocco. Accordo raggiunto perché si era giunti al punto, osserva, che c'era bisogno di qualcuno che insediasse uno stato.
Anche per questo, "se si danno dei fondi alla Libia non c'è modo di controllare dove vadano" aggiunge rispondendo indirettamente ai quesiti apertisi in questi giorni, e rilanciati dai media internazionali, sulla ipotesi che gli aiuti italiani alla Libia per il contrasto del traffico dei migranti siano giunti a capi milizie fino a ieri attivi proprio in quella stessa attività. Trafficanti in stretto contatto con la guardia costiera libica al punto di controllare di fatto, sottolinea, proprio il porto di Zawiya. E che chiudono e lasciano nei centri di detenzione tutti i migranti che non hanno soldi per pagare per la propria liberazione, mentre a tenere i contatti con le loro famiglie sono figure che agiscono come rappresentanti o 'ambasciatori' dei Paesi di origine.
Anche quando si parla di training delle forze libiche, continua, non si comprende che si tratta di persone difficili da formare proprio nel campo dei diritti umani. Tanto più in una realtà come quella libica, dove il razzismo è diffuso e difficile, anche per ragioni storiche, da sradicare.
"Non si sa quanti sono realmente i centri di detenzione in Libia, e per descriverli non ci sono parole", dice ancora Abo Khraisse, che sul tema ha svolto quel lavoro di ricerca sul terreno che per il regista italiano sarebbe stato troppo rischioso. Ma potrebbe il generale Khalifa Haftar, rivale di Sarraj sostenuto dall'Egitto e che controlla l'est del Paese, porre fine a questa situazione se riuscisse a controllare l'intero Paese? L'esercito di Haftar - già comandate delle forze di Gheddafi e poi suo oppositore, preso prigioniero in Ciad e successivamente vissuto a lungo negli Usa - non può dirsi tale ma è piuttosto un insieme di brigate - risponde - così come non le era quello del rais travolto dalla rivoluzione del 2011. E anche per questo "non sarebbe una transizione facile". Certo è che, dice ancora il regista, insieme all'Egitto a condizionare la Libia ci sono molte altre potenze straniere, come Turchia, Qatar, Emirati Arabi Uniti, e la stessa Italia. "Ma è anche responsabilità dei libici quello che accade ora. Chi ha dato, se non loro. tanto potere agli estremisti?". (ANSAmed).