Il presidente turco Erdogan, che domani incontrerà il re giordano Abdallah ad Ankara, ha avvertito il capo della Casa Bianca, Donald Trump, che l'eventuale riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele rappresenterebbe "una linea rossa per i musulmani" e che potrebbe portare alla rottura delle relazioni diplomatiche della Turchia con Israele. La risposta del governo Netanyahu si è fatta attendere poco: Gerusalemme è capitale storica, "senza riguardo se sia riconosciuta o meno da Erdogan", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Emmanuel Nahshon. A sua volta il leader di Yesh Atid, Yair Lapid, ha detto che Israele "non si farà minacciare".
Ma le critiche arrivano anche dal mondo arabo: l'Arabia Saudita ha espresso "seria e profonda preoccupazione" per una eventuale mossa che "irriterebbe i sentimenti dei musulmani nel mondo", aggiungendo in una nota del ministero degli Esteri che i diritti dei palestinesi su Gerusalemme "non possono essere cambiati". Il segretario generale della Lega araba, Ahmed Aboul Gheit, ha invitato Donald Trump a "evitare qualsiasi iniziativa capace di mutare lo status giuridico e politico di Gerusalemme", sottolineando "la minaccia rappresentata da un tale passo per la stabilità della regione".
Anche dall'Europa arrivano la "preoccupazione" del presidente francese Emmanuel Macron, secondo il quale lo status di Gerusalemme dovrà essere risolto "nel quadro dei negoziati di pace fra israeliani e palestinesi", ma anche dall'Unione europea: l'Alto rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, che, dopo un colloquio col collega statunitense, Rex Tillerson, ha detto che l'Ue "sostiene la ripresa di un significativo processo di pace verso la soluzione dei due Stati". Critiche anche da Belgio e Lussemburgo. (ANSAmed).