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'Finalmente libere', le donne saudite iniziano a guidare

Caduto divieto di guida femminile, era l'ultimo Paese al mondo

25 giugno, 11:53

ROMA - "Un sogno che si avvera"; "ancora non riesco a crederci"; "oggi anch'io faccio la storia" "mi sento libera come un uccello": fra urla, sorrisi, pianti, selfie, incredulità ed emozione mal celata dietro al velo, migliaia di donne in Arabia Saudita allo scoccare della mezzanotte di sabato hanno dato sfogo alla gioia di guidare.
Una conquista lungamente attesa nell'ultimo Paese al mondo che ancora proibiva al genere femminile il volante di un mezzo, o anche di sedere al posto del passeggero, relegandolo rigorosamente ai sedili posteriori. E dove le donne sono ancora obbligate al tutoraggio legale maschile, non possono aprire conti correnti, avere la tutela dei figli né avere passaporto.
Almeno ora potranno andare al lavoro da sole o accompagnare i figli a scuola, imbracciare il volante di un'auto, di un camion o il manubrio di una moto.
E così i media hanno seguito l'emozione della prima guida legale: auto piene di donne tutte con i cellulari sincronizzati a riprendere lo "storico" momento. E il principe miliardario al-Walid, da sempre fautore di questo diritto, si è mostrato alle telecamere, seduto sul posto di passeggero mentre la figlia lo riporta in auto a casa, con un paternalistico applauso finale. Molte saudite, anche in previsione della fine del bando, hanno preso la patente negli Emirati o nel Bahrein. Nelle ultime settimane, rivelano i media, c'è stata un'invasione di donne nelle piste di go-kart - alle quali viene insegnato a nascondere bene il velo sotto al casco - o nelle sale gioco davanti agli schermi dei simulatori di guida. La rottura con il passato è frutto della sola decisione del giovane principe ereditario Mohammed bin Salman (Msb), spinto dal desiderio di "modernizzare" il Paese musulmano più conservatore e rigido al mondo: una decisione - notano diversi osservatori - dettata però da una decisione autocratica e non animata da un processo democratico. E di questo testimoniano le attiviste saudite per i diritti delle donne che non potranno per ora godere di questo diritto perché in carcere per essersi per esso battute. E dove attendono un probabile processo.

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