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Divisioni etniche appannano anniversario Grande Guerra

Serbi disertano Sarajevo, onorano invece attentatore Princip

27 giugno, 20:36

(di Nadira Sehovic) (ANSAmed) - SARAJEVO, 27 GIU - Le divisioni etniche nei Balcani appannano le celebrazioni per i 100 anni dall'inizio della Grande Guerra. Le differenti interpretazioni e valutazioni degli eventi della Prima e Seconda Guerra Mondiale, così come del conflitto più recente (1992-95), mettono in rilievo ancora una volta le profonde divisioni etniche e politiche in Bosnia: contemporaneamente alle commemorazioni ufficiali a Sarajevo, si svolgerà domani una contro-manifestazione organizzata dai serbi di Bosnia e di Serbia a Visegrad, al confine serbo.

Visioni differenti a partire dalla figura dell'attentatore serbo Gavrilo Princip, l'uomo che a Sarajevo uccise in un attentato l'arciduca d'Austria Francesco Ferdinando, e dei suoi compagni della Giovane Bosnia: per croati e musulmani erano terroristi; per i serbi, invece, combattenti per la libertà.

Una controversia che forse ha scoraggiato le più alte autorità europee dal venire domani a Sarajevo, dove ci saranno il presidente austriaco, Heinz Fischer, ma ministri e sottosegretari per Croazia, Macedonia e Montenegro (per l'Italia ci sarà Franco Marini). Mancheranno i serbi: il presidente, Tomislav Nikolic, due settimane fa ha detto che non si sarebbe recato a Sarajevo a causa di quelli che ha definito i toni "negativi" con i quali gli organizzatori intendono presentare il suo Paese.

"Non posso andare in un posto - ha detto - dove il mio popolo viene messo sott'accusa", riferendosi a una targa apposta sul Municipio austro-ungarico di Sarajevo, ora ricostruito, su cui si legge: "In questo posto criminali serbi hanno ucciso delle persone". Municipio che ospitava la Biblioteca nazionale, bruciata dagli assedianti serbi all'inizio della Guerra in Bosnia e che domani sera ospiterà un concerto della Filarmonica di Vienna.

A Nikolic ha risposto l'esponente musulmano della presidenza tripartita bosniaca, Bakir Izetbegovic: "Non abbiamo intenzione di accusare il popolo con il quale viviamo in Bosnia e nei Balcani e lanceremo solo messaggi di pace". L'ambasciatore francese, Roland Gilles, ricordando l'amicizia franco-tedesca, ha detto che le scritte si richiamano ai fatti e che la strada giusta è quella del "coraggio di ammettere le azioni del passato".

Ma tutto ciò non è servito a far cambiare posizione alla dirigenza serba. Dopo aver inaugurato alcuni giorni fa a Banja Luka, capoluogo della Republika Srpska (Rs, entità a maggioranza serba di Bosnia), un monumento all'ultimo zar di Russia, Nicola II Romanov, oggi il presidente della Rs, Milorad Dodik, ha svelato nella Sarajevo orientale, il quartiere della capitale che fa parte della Rs, un monumento a Gavrilo Princip, il giovane nazionalista serbo che 100 anni fa uccise l'erede al trono austriaco Francesco Ferdinando e la moglie Sofia, scintilla che scatenò di lì a poco la Prima Guerra Mondiale.

E domani a Visegrad, nella Rs sul confine con la Serbia, verrà inaugurata Andricgrad, un complesso in pietra realizzato dal regista Emir Kusturica, e dedicato allo scrittore premio Nobel Ivo Andric. Una manifestazione, ha detto Dodik, che rappresenta un argine forte di fronte ai tentativi revisionisti di attribuire la responsabilità per lo scoppio della Grande Guerra ai serbi e alla Serbia, che da quel conflitto è uscita vincitrice. (ANSAmed.

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