I tentativi di trasferire i profughi prima al vicino campo di Bira, nel centro abitato di Bihac, e poi in una caserma abbandonata a Bradina, presso Konjic (50 km a sud di Sarajevo), non hanno avuto successo per la forte opposizione degli abitanti, appoggiati dalle loro rispettive autorità locali. I migranti sono visti come una minaccia alla sicurezza e all'ordine pubblico, con la popolazione che a più riprese nei mesi scorsi ha organizzato proteste per denunciare furti, violenze aggressioni ad opera dei migranti che vagano nella zona, nel tentativo di passare nella vicina Croazia e proseguire il viaggio verso l'Europa occidentale. Sotto la pressione degli abitanti e del sindaco di Bihac, il campo di Bira era stato chiuso in ottobre.
A sollecitare la sua riapertura è stato a fine anno l'Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza Josep Borrell, che con parole molto dure e perentorie ha denunciato la 'grave crisi umanitaria' dei quasi mille migranti evacuati da Lipa, esortando le autorità bosniache a intervenire al più presto per scongiurare un ulteriore aggravamento della situazione. Borrell, che in quell'occasione ha parlato con il membro croato della presidenza tripartita bosniaca, ha sottolineato l'impegno della Ue a favore dei migranti in Bosnia, con uno stanziamento ulteriore di 3,5 milioni di euro, in aggiunta ai 4,5 milioni già messi a disposizione lo scorso aprile. E' così che l'Esercito bosniaco, nel giorno di Capodanno, ha cominciato ad allestire tende nelle adiacenze del campo devastato di Lipa, per consentire una sistemazione seppur provvisoria alle centinaia di profughi rimasti senza un rifugio, e che hanno trascorso un paio di giorni a bordo di numerosi autobus in attesa di un loro possibile trasferimento. Ieri la Ue, confermando gli aiuti, è tornata a definire 'inaccettabili' le condizioni dei migranti in Bosnia, invitando il governo del Paese balcanico ad accelerare i tempi per la ricostruzione del campo di Lipa. Si stima che tale campo, munito di riscaldamento e servizi basilari, potrà accogliere fino a 1.200 migranti.
Sempre ieri, centinaia di profughi costretti a far ritorno a Lipa, hanno inscenato una protesta in occasione della visita al campo del ministro della sicurezza bosniaco Selmo Cikotic, che ha promesso lavori celeri per l'allestimento e il ripristino in condizioni dignitose del campo di Lipa. 'Non vogliamo cibo, vogliamo la libertà', Vogliamo la verità', 'L'Oim ci aiuti' - alcune delle scritte sui cartelli dei profughi, che da alcuni giorni rifiutano di accettare il ristoro alimentare donato dalla Croce Rossa e da una ong locale.
Stando ai dati delle autorità, in Bosnia-Erzegovina sono almeno 8 mila i migranti in viaggio lungo la rotta balcanica e diretti nei Paesi dell'Europa occidentale. Di essi, circa 3 mila bivaccano nell'estremo nordovest del Paese, nel perenne tentativo di passare in Croazia e proseguire verso l'Occidente.
Vagano al freddo e nella neve, con scarpe e indumenti inadeguati ai rigori dell'inverno, dormendo nei boschi e in rifugi di fortuna, senza servizi e con scarsità di cibo, assistiti in parte dall'intervento di ong e organizzazioni umanitarie.
(ANSAmed).