"La Turchia - ha osservato Zenon - non ha rispettato gli accordi di novembre, e ora vuole riaprire alcuni capitoli chiusi nel 2009 sempre a causa del mancato rispetto degli impegni presi con l'Ue. La Turchia non applica il Protocollo di Ankara, e non ha mai riconosciuto la Repubblica di Cipro, né tolto l'embargo alle nostre navi. Noi non vogliamo quindi che ci sia questo collegamento, però pensiamo che la Turchia sia un paese utile, a causa della sua posizione geografica, per la risoluzione del problema dei migranti".
Un problema, spiega il sottosegretario, che tocca Cipro solo marginalmente. "Noi non siamo una destinazione per profughi e migranti. Ne sono arrivati solo poche centinaia, e di solito a causa delle condizioni avverse del mare. Sono operazioni di salvataggio, più che di accoglienza. La verità è che queste persone vogliono andare nei paesi dove lo stato sociale è più generoso, nel nord Europa".
Con i suoi interlocutori italiani e della Santa Sede, Zenon ha affrontato - oltre ai grandi temi delle migrazioni e della situazione in Medio Oriente - anche quello delle iniziative che Nicosia conduce a livello internazionale per la protezione del patrimonio culturale e religioso nelle zone di conflitto, nonché la protezione dei cristiani di ogni denominazione nelle stesse aree.
Infine, la 'questione cipriota'. Il 2016 sarà l'anno della riunificazione?, chiediamo. "Lo speriamo. L'attuale leader turco-cipriota (Mustafa Akinci, ndr) è più disposto ad un accordo di quanto fossero i suoi predecessori. Ma ora ha esaurito il suo spazio di manovra, e le prossime decisioni possono solo venire dalla Turchia. Su presenza di truppe, coloni, sicurezza, proprietà, garanzie. In ogni caso ci sono stati progressi in diversi capitoli negoziali, e questa è una gran differenza con il passato, quando alla prima difficoltà si fermava tutto". (ANSAmed).