Da Nicosia si cerca intanto di rassicurare. "Stiamo gestendo la situazione", ha sottolineato ieri il presidente della Repubblica cipriota, Nicos Anastasiades, precisando che si vuole "evitare qualsiasi escalation". Ma non senza puntare il dito su Ankara e sul "fatto che le azioni della Turchia violano il diritto internazionale", ha aggiunto il capo dello stato cercando la via diplomatica: "Il governo mantiene la calma per evitare qualunque crisi e sta compiendo i passi necessari affinché i diritti sovrani della Repubblica di Cipro siano rispettati", ha aggiunto Anastasiades.
Ma il nodo c'e' e resta tutto da sciogliere. Come ha ribadito Ankara che, ieri, per voce del suo ministero degli Esteri è tornata a criticare Nicosia per le esplorazioni di idrocarburi al largo delle sue coste definendole "unilaterali". Minano "i diritti inalienabili sulle risorse naturali dei turco-ciprioti" e "mettono a repentaglio la stabilità della regione": il governo di Nicosia sta agendo come fosse "l'unico proprietario dell'isola", è l'accusa del ministero turco che mette in guardia Cipro sulle eventuali conseguenze. Da Ankara è arrivato un messaggio della stessa fonte anche verso le compagnie petrolifere straniere a non sostenere le attività del governo cipriota. Queste parole ribadiscono la posizione del presidente Recyp Erdogan che, all'indomani della sua visita in Italia, si era detto contrario alle operazioni dell'Eni "nel Mediterraneo orientale". "I lavori (di esplorazione) del gas naturale in quella regione rappresentano una minaccia per Cipro nord e per noi", aveva sottolineato lo stesso 'sultano' spiegando di aver espresso, nella sua recente missione a Roma, le "preoccupazioni turche" al presidente Sergio Mattarella ed al premier Paolo Gentiloni. (ANSAmed).