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Bruxelles,improbabili grandi flussi croati in altri Paesi Ue

Maggior parte sono in Germania e Austria, poi Italia

29 maggio, 15:11

(ANSAned) - BRUXELLES, 29 MAG - Non si prevedono grandi flussi di lavoratori croati in arrivo in futuro negli altri Stati membri dell'Unione europea ed è improbabile che creino turbative del mercato del lavoro. Queste le conclusioni di un nuovo rapporto pubblicato dalla Commissione europea, secondo cui dopo l'adesione all'Ue, nonostante le restrizioni sono rimaste Germania (68%) e Austria (17%) le principali destinazioni, seguite dall'Italia. I croati residenti in Germania nel 2013 erano 236.900, 58.700 in Austria e 17.200 in Italia. Nei 14 Paesi Ue che hanno già aperto il loro mercato del lavoro inoltre, l'aumento di croati è stato molto basso, in termini assoluti.

"La mobilità può essere un'opportunità sia per i lavoratori, sia per le economie che li ospitano" ricorda Marianne Thyssen, commissario Ue al lavoro. "É quanto hanno dimostrato i precedenti allargamenti (dell'Unione europea, ndr)" aggiunge Thyssen, spiegando che "la Commissione europea è impegnata nel facilitare la mobilità dei lavoratori, assicurando che sia equa per tutti". Da quando la Croazia ha fatto il suo ingresso nell'Ue a luglio del 2013, la mobilità dei suoi lavoratori è stata limitata rispetto alla popolazione dei 13 Paesi Ue che ancora attuano restrizioni transitorie alla libera circolazione. Oltre all'Italia, a chiedere un permesso di lavoro ai croati sono Austria, Belgio, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo, Malta, Olanda, Spagna, Slovenia e Gran Bretagna. Il rapporto di Bruxelles arriva in vista della revisione del Consiglio Ue delle restrizioni transitorie, che va completata entro la fine dei primi due anni dall'adesione di Zagabria, il prossimo 30 giugno. (ANSA)
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