Si tratta in primo luogo della richiesta della Croazia alla Serbia di rinunciare alla propria legge sulla sua giurisdizione universale per i crimini di guerra commessi durante le guerre degli anni Novanta nella ex Jugoslavia, cosa questa che da' diritto alla magistratura serba di processare tali reati anche se commessi al di fuori dell'odierno territorio della Serbia.
Questa legge ha permesso alla Serbia di giudicare tutta una serie di propri cittadini che si sono macchiati di crimini di guerra in Bosnia e in Croazia, ma permette anche di processare cittadini croati, specie veterani della guerra per l'indipendenza della Croazia. Una situazione inaccettabile per Zagabria che vuole evitare persecuzioni dei propri cittadini da parte della magistratura serba una volta che il Paese farà parte dell'Ue e potrà chiedere la loro estradizione in base al mandato d'arresto europeo. Come emerge dal documento pubblicato sul giornale croato, Bruxelles dopo aver sentito anche la parte serba, avrebbe respinto le obiezioni della Croazia. La Commissione europea ha suggerito ai due Paesi di risolvere questa disputa legale con un accordo bilaterale.
La posizione croata, che viene interpretata come uno stop al percorso europeo di Belgrado, ha accentuato le tensioni tra i due Paesi, avvelenando ulteriormente i difficili rapporti tra le due ex repubbliche jugoslave. Il ministro degli Esteri croato ha a più riprese ribadito che il suo Paese non intende rinunciare a questa condizione. Secondo gli analisti è quasi impossibile che la Croazia cambi opinione prima della fine della campagna elettorale in Serbia per le elezioni politiche del 24 aprile.
(ANSAmed).