Dopo mesi di totale silenzio mediatico, Todoric, l'uomo più ricco della Croazia, ha iniziato a scrivere un blog in cui accusa il governo conservatore di Andrej Plenkovic di averlo in sostanza privato della società, che ha fondato trent'anni fa, per favorire gli interessi di fondi di investimento e banche internazionali. Secondo Todoric la Agrokor non sarebbe stata in una situazione talmente grave da dover essere commissariata. Il controverso imprenditore sostiene che sono stati alcuni ministri a mettergli pressione per acconsentire alla cessione dei suoi diritti di gestione della compagnia, anche con minacce di ripercussioni giudiziarie. L'obiettivo dell'operazione sarebbe stata la vendita a prezzi scontati di parti della società a investitori esteri, ma anche di prevenire che le banche statali russe, che nel 2016 hanno dato prestiti urgenti alla Agrokor, non penetrassero nel mercato agroalimentare della Croazia e dei Paesi vicini. Il premier ha più volte smentito tutte queste affermazioni, ricordando che se il governo non fosse intervenuto sarebbero state perse migliaia di posti di lavoro e molti piccoli e medi fornitori si sarebbero trovati in una situazione estremamente difficile. La stampa, citando fonti anonime del governo, ricorda che tra breve dovrebbe essere reso noto il primo rapporto sulla revisione dei conti della compagnia e delle molte società collegate che mostrerà le reali dimensioni della crisi in cui versava la Agrokor. Il governo, secondo le stesse fonti, avrebbe deciso di intervenire per non lasciare una tale importante fetta dell'economia nazionale al caos e all'ignoto. Gli analisti ritengono che la ragione principale alla base delle accuse di Todoric potrebbe essere il timore per un imminente arresto con accuse di aver falsificato i bilanci finanziari della Agrokor nella speranza di ottenere nuovi prestiti. Todoric forse vuole muovere una parte dell'opinione pubblica dalla sua parte, e presentarsi come vittima di giochi finanziari e geostrategici internazionali. Agrokor possiede catene di supermercati in Croazia, Bosnia, Slovenia e Serbia, nonché decine di strutture produttive in questi e altri Paesi.
La società dichiara un giro d'affari annuo di circa sette miliardi di euro e impiega intorno a 40 mila persone in Croazia e altre 20 mila nei Paesi vicini. (ANSAmed).