Nella lettera, i cui particolari sono stati riferiti al giornale da un fonte vicina alla famiglia di Praljak, il generale non menziona il suicido, ma allude a una propria fine drammatica. Secondo il giornale Praljak "stava meditando da anni la possibilità di essere condannato" come criminale di guerra", fatto che non poteva sopportare.
La sua lettera portava una chiara indicazione di essere aperta solo in caso di una sua morte inaspettata. In essa il generale rifiuta un funerale pubblico, chiedendo una modesta cerimonia di cremazione con la presenza unicamente della famiglia. Inoltre, Praljak ha espresso il desiderio di non avere neanche una tomba segnata, ma che le sue ceneri venissero disperse nel cimitero centrale di Zagabria. In questo modo, suppone il giornale, voleva evitare che il suo luogo di sepoltura divenisse una meta di culto dei nazionalisti che lo considerano un eroe. Per ora non è noto se si terranno cerimonie commemorative.
Gli esponenti del governo dovranno decidere se partecipare o meno alle commemorazioni di un criminale di guerra condannato, che però da una parte della popolazione viene visto come martire per la causa nazionale croata. (ANSAmed).