Donne che si sono battute per l'indipendenza dell'Egitto accanto ai loro uomini, per potere lavorare prima anche di chiedere il diritto al suffraggio; donne impegnate per il loro Paese, nella rivoluzione del 2011, ma anche donne che non hanno piu' la capacita' di sognare o i cui sogni trasudano principi conservatori e dettami religiosi.
Della figura femminile si e' parlato stamani all'Accademia d'Egitto di Roma, nella giornata dedicata alle donne egiziane. La loro lotta inizia con la protesta di Hoda Shaarawi, la donna che diede il via al movimento di liberazione femminile in Egitto e che, nel 1919, porto' in strada mogli e ragazze per manifestare a sostegno del leader indipendentista Saad Zaghloul e dei loro uomini e contro l'occupazione britannica, come ha ricordato la scrittrice Sania Shaarawi, che alla gloriosa figura della nonna ha dedicato una biografia. ''In quella occasione - ha sottolineato la Shaarawi - le donne e gli uomini scesero in piazza con un vessillo. Una bandiera dalla grande forza simbolica in cui erano raffigurate tre mezzelune e tre croci. A significare che musulmani e cristiani erano insieme nella lotta contro l'occupazione''.
Hoda Shaarawi, la prima donna a togliersi il velo in pubblico, e' stata un esempio per le generazioni successive.
''Senza di lei, oggi non saremmo qui a parlare'', ha sottolineato Francesca Caferri, giornalista e autrice del volume ''Il paradiso ai piedi delle donne'' (Mondadori). ''Molto spesso, troppo spesso, l'Occidente si concentra unicamente su cio' che le donne non possono fare, anziche' concentrarsi su cosa sono in grado di fare'', ricorda. ''In molti si sono stupiti vedendo le donne in piazza Tahrir, al Cairo, o a Sana'a, in Yemen, o ancora in Libia''. La cosa di cui in molti non si sono forse accorti, rimarca, ''e' che ci sono andate come cittadine, per chiedere democrazia, non per chiedere piu' diritti perche' donne''.
C'e' molta positivita' nelle parole della giornalista, che nel suo volume ha scelto di concentrarsi su tre figure simboliche della rivoluzione egiziana, di tre generazioni diverse: Nawal Al Saadawi, femminista storica, che a ottant'anni suonati e' scesa in piazza per i 18 giorni della rivolta; Gamila Ismail, attivista e giornalista e la venticinquenne Asma Mahfouz che dichiaro' che quel fatidico 25 gennaio sarebbe andata a Tahrir, per manifestare, chiedendo a tutti di farlo. ''Le donne egiziane - dice Caferri - che si sono messe in gioco sono tantissime''. Eppure in molti parlano di ''inverno'' arabo e non piu' di Primavere. Anche Nisma Idris, figlia del grande scrittore Yousef Idris, e' pessimista. ''Le donne medie egiziane - afferma - non sono in grado di sognare''. Conducendo un sondaggio e intervistando un centinaio di donne di tutte le eta', l'intellettuale egiziana ha posto loro una semplice domanda: se avessero un solo giorno per realizzare il loro sogno, cosa avrebbero voluto per loro stesse? ''Il 40% ha risposto che avrebbe voluto compiere il pellegrinaggio a La Mecca; il 15% non ha capito la domanda o anzi si e' infastidito; altre ancora avrebbero voluto potere nuotare in bikini e bere cocktail''.
(ANSAmed).