Commentando l'assalto di ieri, attribuito a cellule jihadiste, contro una caserma della guardia di frontiera egiziana (16 agenti uccisi, e migliaia di persone hanno preso parte al Cairo ai loro funerali) lo sceicco ha detto che da tempo fonti beduine avevano avvertito l'esercito del Cairo del rischio crescente.
"Ma nessuno ci ha ascoltato", ha deplorato. Adesso il pericolo ha raggiunto un tale livello da far temere - a suo parere - che l'esercito israeliano occupi una fascia del Sinai settentrionale: in particolare gli accessi di el-Arish.
Ieri il portavoce militare israeliano aveva sostenuto che il Sinai si è trasformato in una "grande serra in cui fiorisce il terrorismo internazionale". Oggi Israele ha restituito all'Egitto i corpi di sei componenti del commando, abbattuti dopo che erano sconfinati in territorio israeliano dal Sinai a bordo di un blindato sottratto nel sanguinoso raid contro un posto di frontiera egiziano. Lo riferiscono fonti della sicurezza egiziana.
Finora si era parlato di cinque miliziani uccisi in Israele e di altri tre morti sul territorio egiziano. Le forze armate del Cairo hanno reso noto ieri che il commando era composto da 35 uomini. L'Egitto si prepara intanto a distruggere i tunnel verso Gaza e ha inviato a Rafah attrezzature pesanti come bulldozer ed escavatrici. Lo riferiscono fonti locali, spiegando che si tratta di 600 tunnel che vengono usati per far passare di contrabbando nella Striscia merci di tutti i generi.
Durante il regime Mubarak era stata avviata una operazione per eliminare i tunnel e costruire un muro di protezione fra Egitto e Gaza. Di questa barriera sono stati eretti solo 4 chilometri e la costruzione è stata interrotta tre mesi prima della rivoluzione dello scorso anno.
E secondo il governo del Cairo, l'attacco contro un posto di frontiera nel Sinai avrà un "impatto forte" sul turismo egiziano anche se i suoi effetti non sono ancora quantificabili e al momento non si registrano cancellazioni. Lo ha detto all'agenzia Mena il ministro del turismo Hisham Zaazoua.
Il ministro ha spiegato di avere vari incontri col presidente egiziano Mohamed Morsi sul settore del turismo. L'obiettivo, ha spiegato, è di riportare le presenze ai livelli precedenti al rivoluzione dello scorso anno.
Il turismo rappresenta una fetta consistente delle entrate egiziane, il 27%, e il Sinai ne una parte molto significativa.
La zona del Sinai del Sud e del mar Rosso rappresenta il 70% dei ricavi dal turismo e Sharm el Sheikh da sola ne copre il 40%.
(ANSAmed).