''In ogni guerra tra l'uomo civilizzato e il selvaggio appoggi l'uomo civilizzato. Appoggia Israele. Sconfiggi la Jihad'', si legge sui manifesti affissi in dieci stazioni tra cui Grand Central e Times Square, nel cuore di Manhattan,.
''La mia e' una protesta non violenta: un atto di libera espressione'', dice la Eltahaway, una columnist del Guardian, in un video diffuso sul sito web del New York Post in cui si vedono due poliziotti che la arrestano.
''Sono egiziana-americana e rifiuto l'odio. Ma ecco cosa succede in questo paese quando protesti in modo non violento'', dice la giovane donna diventata famosa in giugno per un saggio su Foreign Policy intitolato ''Perche' ci odiano'' sulla condizione della donna nel mondo islamico.
I manifesti erano stati affissi con l'imprimatur di un tribunale di New York che li aveva giudicati una espressione ''politica'', pertanto protetta dal Primo Emendamento della Costituzione che vigila sulla liberta' di parola.
L'operazione ha scatenato proteste a tutto campo, comprese quelle di esponenti della comunita' ebraica newyorchese: oggi sul New York Times il rabbino Rick Jacobs, della Union for Reform Judaisms, li ha condannati come un ''incitamento all'odio dei musulmani''. Secondo Jacobs, i poster ''servono anche a rafforzare un terribile stereotipo, presentando me e altri che amano Israele come gente che si considera superiore ai musulmani. Questa caratterizzazione non serve che a incitare all'odio degli ebrei''. (ANSAmed).-