Anche se non si tratta ancora di un vertice bilaterale, ed in fondo e' solo la restituzione di un'analoga visita compiuta a Teheran in agosto dal presidente egiziano Mohamed Morsi, si tratta di un nuovo passo nel riavvicinamento fra due colossi islamici mediorientali i quali potrebbero formare un asse che gia' inquieta nonostante sia ancora di la' da venire.
La nascita della repubblica islamica era avvenuta proprio un anno dopo gli accordi di Camp David che, firmati dal presidente egiziano Anwar al-Sadat e dal Primo Ministro israeliano Menachem Begin nel settembre 1978, portarono direttamente al Trattato di pace fra Egitto ed Israele, allora come ora nemico dell'Iran khomeinista. Nello stesso anno del trattato e della rivoluzione islamica iraniana, il 1979, il governo dell'Egitto concesse l'asilo politico a Mohammad Reza Pahlavi, lo Shah appena deposto da Khomeini, garantendogli rifugio, funerali di stato e sepoltura in una moschea medioevale del Cairo (in cambio l'Iran intitolo' una strada all'assassino di Sadat). Pur entrambi islamici, i due paesi sono divisi dalla frattura fra musulmani sunniti (largamente maggioritari in Egitto) e sciiti (dominanti in Iran) ma soprattutto dalla politica estera filo-occidentale perseguita dal deposto presidente Hosni Mubarak in maniera divergente rispetto a Teheran.
Dopo l'arrivo al potere di Morsi, primo presidente dei Fratelli musulmani, le relazioni fra i due paesi sono entrate in una fase di disgelo: al summit dei paesi Non-Allineati svoltosi a Teheran, il 30 agosto i due presidenti si strinsero la mano e fin da allora fu concordata la contro-visita di inizio febbraio.
In ottobre era stato annunciato anche l'obiettivo di quadruplicare gli scambi commerciali entro quest'anno.
Restano pero' le divergenze, oltre che religiose, anche su crisi incandescenti come quella siriana in cui l'Egitto parteggia per i ribelli e Teheran e' nume tutelare del presidente siriano Bashar Al Assad. Ad essere scettici su un rapido cambio delle relazioni dei due paesi, auspicato in Iran ad altissimo livello, sono soprattutto la stampa cairota e diplomatici occidentali. Nei giorni scorsi fonti ufficiali iraniane hanno sottolineato che la visita di Ahmadinejad e' una buona occasione per dare ulteriore slancio alle relazioni dell'Iran con gli Stati islamici. Il senso di minaccia avvertito nel Golfo ed in altre parti del Medio oriente a causa del ravvicinamento irano-egiziano ha spinto lunedi' scorso il ministro Salehi ad assicurare che il riallacciarsi di questi rapporti non minaccia gli interessi di alcun paese nella regione. Un deputato ha pero' sostenuto che il ''principale sconfitto'' di questo ravvicinamento e' Israele. A testimonianza che l'asse stenta a formarsi nonostante gli incontri bilaterali, c'e' una protesta formale fatta dall'Iran a causa di un incontro organizzato a sorpresa al Cairo da Stati del Golfo persico proprio nel giorno di una visita del ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi il 9 gennaio ''per mettere in ombra la mia visita'', dichiaro' a fine mese lo stesso capo della diplomazia di Teheran. (ANSAmed).