Marzouki inoltre cederà i suoi poteri solo ad un presidente eletto, ha aggiunto, "e il Paese non vivrà una guerra civile".
Immediato il confronto con l'Egitto, dove il presidente islamista Morsi è stato destituito sei mesi fa dai militari, seppur sull'onda di una vasta protesta popolare, e che da allora è percorso da scontri di piazza e attentati terroristici. Ma L'Egitto sta oggi votando per la sua seconda Costituzione, mentre quella che i tunisini attendono da tre anni non è ancora uscita dall'aula dell'assemblea costituente, nonostante la promessa che il nuovo testo sarebbe stato licenziato in tempo per questo anniversario. Fra gli articoli finora votati - ne mancano circa un terzo su 150 - alcuni garantiscono la parità dei sessi e la libertà di espressione e di stampa. Ma il Paese non ha ancora la Carta fondamentale con cui andare alle nuove elezioni, che dovrà organizzare il nuovo premier Mahdi Jomaa. Un lungo stallo tra forze di governo e opposizione si è appena concluso con il passaggio dei poteri da Ali Larayedh, il premier del partito islamista Ennahda finora alla guida di un governo di coalizione, al suo ex ministro dell'Industria, intorno al quale si è raccolto il consenso per un nuovo esecutivo di indipendenti ancora da nominare. E che dovrà anche far fronte alle sfide - ha detto il portavoce del partito Repubblicano d'opposizione, Issam Chebbi, - di fermare la corsa dei prezzi, difendere il potere d'acquisto della gente e ''cambiare le politiche per la sicurezza in modo da circoscrivere la violenza - riporta la Tap - il crimine politico e il terrorismo''. Sono questi ultimi infatti i fenomeni cresciuti in questi tre anni, con i più eclatanti casi degli omicidi politici di due carismatici esponenti dell'opposizione, Chokri Belaid e Mohamed Brahmi. Ma ci sono anche le promesse di sviluppo mancate per le regioni piu' marginali - come quella di Sidi Bouzid, da dove il suicidio del giovane diplomato Mohammed Bouazizi ha innescato la rivolta che ha travolto il vecchio regime - tra i motivi del disincanto con cui questo terzo anniversario è stato accolto. Un disincanto che si poteva toccare con mano oggi in Avenue Bourghiba, la 'piazza' della gloriosa rivoluzione del 2011, dove le manifestazioni promosse da Ennahda e dall'opposizione non si potevano certamente dire 'di massa'. "C'è un'altra realtà della scena politica - osservava il cronista di Business news - il disinteresse dei tunisini per la cosa pubblica è in crescita costante''. (ANSAmed).