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Egitto: 'nuovo regime contro giovani e sostenitori diritti'

Centro antiviolenza El Nadeem, anche per donne non sarà facile

21 gennaio, 18:52

(ANSAmed) - ROMA, 21 GEN - Nell'Egitto che ha fatto cadere in tre anni non un presidente, ma due, per la condizione femminile "non ci sono stati cambiamenti. E il futuro non appare roseo". Lo afferma Madga Adly, medico e sostenitrice dei diritti umani, che parla da un osservatorio particolare, in una via secondaria nel centro del Cairo: il Centro Al Nadeem per il sostegno psicologico e la riabilitazione delle vittime di violenze, di cui è stata co-fondatrice nel 1993 e che ora dirige. "Ad oggi - spiega Adly parlando con ANSAmed - non abbiamo ancora una legge contro le violenze domestiche. E i casi di abusi e attacchi sessuali - aggiunge - sono in aumento". Per esempio, "sono stati documentati 186 casi di assalti sessuali a piazza Tahrir", durante i dieci giorni di proteste tra il 28 giugno e il 7 luglio 2013. "Tutti gli indizi mostrano che il movente di queste violenze era politico", conferma. Grazie al duro lavoro di gruppi femministe e militanti per i diritti civili, la nuova costituzione appena approvata con referendum popolare obbliga lo Stato a garantire che le donne non subiscano discriminazioni. Una conquista certo importante, per la quale le donne si sono molto battute, ma che per ora resta soprattutto sulla carta: come denuncia Adly, manca ancora la "volontà politica di implementare questo articolo". "Certo, in termini di violenza contro le donne, durante il governo Morsi le cose erano ancora peggiori. I Fratelli Musulmani sono estremamente aggressivi quando si parla di diritti femminili". Se una donna viene molestata - sottolinea - per loro la colpa è sua, "perché non aveva un abbigliamento coerente con i precetti islamici". Nell'odiosa lista delle violenze contro cui il Centro El Nadeem si batte si annoverano anche le mutilazioni genitali femminili. Una pratica che, grazie anche al lavoro di Adly e dei suoi compagni di battaglie, è illegale dal 2007, ma che ancora oggi viene inflitta a una percentuale significativa di donne e ragazze: nel 2008, secondo un'indagine demografica ufficiale, il 91% delle donne tra i 15 e i 49 anni l'aveva subita, ed il 74% tra quelle tra i 15 ed i 17. Mentre i maltrattamenti tra le mura casalinghe non sono nemmeno criminalizzati, malgrado gli attivisti cerchino da anni di far approvare una legge in merito.

Chi picchia la moglie, ripetutamente e brutalmente, può rischiare al massimo "pochi mesi di carcere". Tuttavia, sositene Adly, "non mi sento affatto a mio agio sul livello dell'attuale violenza contro la Fratellanza. Siamo ideologicamente contrapposti, ma la violenza è violenza e probabilmente gruppi terroristici se ne vendicheranno, come già hanno fatto, nel Sinai per esempio". Ma ora la repressione riguarda anche le organizzazioni per i diritti umani ed i giovani attivisti della rivoluzione, perseguiti per le nuove norme che limitano le proteste di piazza. "Dopo avere attaccato, ucciso, rapito e incarcerato i sostenitori dei Fratelli Musulmani, ora il regime se la sta prendendo con Ong, attivisti e gruppi giovanili". "Figure come Mahienour e Hassan Mustafa, Alaa Abdul Fattah, Ahmed Douma sono state le bandiere della rivoluzione. Oggi sono in carcere". E nelle carceri la tortura resta una pratica diffusa - sottolinea - mentre nelle strade il livello di violenza è aumentato, e si spara ormai alla testa per uccidere, non puù solo alle gambe. E accusa gli agenti della polizia di Mubarak, la maggior parte dei quali, dice, sono ancora ai loro posti. Ma denuncia anche il clima di forte polarizzazione che esiste nell'Egitto del dopo-Morsi. Ormai, "se non sei con Al Sisi - dice del ministro della Difesa e uomo forte del nuovo corso - sei con i Fratelli musulmani": una polarizzazione che non fa sperare "niente di buono per il futuro" dell'Egitto, conclude, ma anche delle donne egiziane. (ANSAmed)
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