A causa "della tensione crescente oggi e domani nelle principali città" del Paese e per il "pericolo scontri e attentati", si invita alla "massima prudenza", scriveva nell'sms la sede diplomatica italiana in Egitto. Per poi aggiungere, con un secondo messaggio, l'invito "a evitare tassativamente metro e luoghi di assembramenti" e "limitare gli spostamenti". Nella capitale egiziana la situazione è tesissima dopo una serie di attentati ed esplosioni che hanno causato decine di vittime.
I tour operator italiani - fa sapere l'Astoi Confindustria Viaggi - spiegano che al momento non c'è nessuna nuova comunicazione in merito ai viaggi in Egitto, dopo le esplosioni odierne. E rimane quanto comunicato dalla Farnesina il 19 gennaio scorso. Sul sito 'viaggiaresicuri.it' resta così valido il 'warning' dove vengono sconsigliati "i viaggi non indispensabili nel Paese con destinazioni diverse dai resort situati nelle località turistiche del Mar Rosso, in quelle dell'alto Egitto ed in quelle della Costa Mediterranea".
Inoltre nell'avviso diffuso domenica 19 si avvertiva che il clima di "instabilità e turbolenza" sarebbe potuto sfociare in confronti di piazza in diverse aree del Paese, specie nel quadro di eventi di forte rilevanza anche simbolica quali le udienze dei processi contro l'ex Presidente Morsi (1 febbraio) ed il terzo anniversario della rivoluzione del 25 gennaio.
Più in dettaglio - prosegue il warning - la situazione appare ancora problematica nella regione al confine con la Striscia di Gaza, oltre che al Cairo, ad Alessandria e nelle altre principali città del Delta e del Canale di Suez. In particolare nel nord della Penisola del Sinai, si registra uno stato di tensione significativo dovuto innanzitutto all'attività di cellule terroristiche jihadiste che spesso sfociano in attentati e scontri armati con le forze di sicurezza egiziane: ciò impone estrema cautela data la prossimità di alcune note aree a vocazione turistica molto frequentate da internazionali, nelle quali anche le autorità egiziane hanno di recente intensificato i controlli.
Altro fattore di rischio nella Penisola del Sinai è legato alla presenza di tribù beduine che si sono in passato rese responsabili di atti di intimidazione e di violenza come blocchi stradali (che hanno coinvolto anche gruppi connazionali), ripetuti sequestri, anche di turisti, in particolare nella zona di Nuweiba e in direzione del monastero di Santa Caterina. In tale contesto, si continua pertanto a suggerire di evitare escursioni fuori dalle istallazioni turistiche ed attenersi tassativamente alle indicazioni diramate dalle autorità locali.
(ANSAmed).