(ANSAmed) - ROMA, 29 GEN - "Notizie false, associazione a
gruppi terroristici ed equipaggiamento non autorizzato". Sono
queste la accuse formulate dalla procura egiziana nei confronti
di venti giornalisti di Al Jazira, 16 egiziani e 4 stranieri,
che saranno processati perché bollati di aver diffuso
informazioni non vere che hanno danneggiato e messo in pericolo
il Paese. Un vero e proprio giro di vite contro la libertà di
stampa.
La notizia è rimbalzata sui principali media mondiali, tra i
quali la Bbc online, che ha precisato che i reporter egiziani
sono stati accusati di servire gli interessi dei Fratelli
musulmani - gruppo considerato organizzazione terrorista dalle
autorità - di appartenere ad una "organizzazione terrorista" e
di avere "attentato all'unità e alla pace nazionale".
I quattro reporter stranieri - due britannici, un australiano
e un olandese - sono invece accusati dal pubblico ministero di
"collaborazione con i giornalisti egiziani (sotto accusa) e di
avere diffuso notizie false con l'obiettivo di far credere al
mondo che il Paese è in guerra civile".
Dei 20 accusati, otto sono già in carcere mentre gli altri
sono ricercati dalle autorità. La Bbc ne ha chiesto l'immediato
rilascio, mentre al Jazira ha sostenuto che in tutta la vicenda
continuano a esserci molti buchi neri: ad esempio non si
conoscono i nomi dei giornalisti. La procura infatti non ha
rivelato l'identità degli arrestati, ma la France Presse ha
ricordato che tre reporter dell'emittente con base nel Qatar,
sono l'australiano Peter Greste, l'egiziano-canadese Mohamed
Adel Fahmy e l'egiziano Baher Mohamed, arrestati il 29 dicembre
in un hotel al Cairo.
Intanto oggi un dirigente palestinese di Hamas a Gaza, Salah
al-Bardwil ha definito "infamanti ed infondate" le accuse
rivolte contro la stessa Hamas all'apertura del processo al
deposto presidente egiziano Mohammed Morsi. Commentando le
informazioni secondo cui la maggiore fazione islamica
palestinese avrebbe reso possibile la fuga di Morsi dal carcere
dove era detenuto, al-Bardawil ha replicato che si tratta solo
di accuse "motivate politicamente" nell'intento di screditare il
suo movimento. Gli attacchi egiziani verso i leader di Hamas
(tenuti in 'quarantena' dal regime egiziano nell'era Mubarak
dopo la sanguinosa rottura della fazione islamica con l'Autorità
nazionale palestinese del presidente moderato Abu Mazen, ma
rilanciati come interlocutori a pieno titolo nei mesi della
presidenza Morsi) hanno assunto negli ultimi mesi un carattere
ricorrente. "E' una vergogna - é sbottato al-Bardawil - che si
cerchi di distorcere l'immagine di un movimento di resistenza
che sta combattendo per l'onore dell'intera Nazione islamica".
Intanto un gruppo jihadista che si ispira ad al Qaida e che
ha rivendicato l'assassinio ieri a Giza del generale Mohamed
Said - direttore del dipartimento tecnico del ministero
dell'Interno -, ha minacciato oggi di prendersela anche con il
generale Abdel Fattah al-Sisi, che dovrebbe a breve sciogliere
la riserva sulla sua candidatura alle presidenziali. Il
movimento ultraradicale Ansar Beit al-Maqdess, con sede nel
Sinai egiziano, in un messaggio via web ha avvertito al-Sisi:
"la vendetta arriverà". (ANSAmed).