(di Cristiana Missori)
(ANSAmed) - ROMA, 4 FEB - ''L'Egitto non accetterà alcuna
interferenza esterna nelle sue decisioni. Né da parte
statunitense, né da parte europea, né tantomeno italiana. Su
questo sono stato molto chiaro anche con Roma: non
indietreggeremo nella nostra azione''. Parole decise, quelle
pronunciate dal ministro degli Esteri egiziano, Nabil Fahmy, che
sceglie la Capitale quale prima tappa di una tournée europea che
nelle prossime ore lo porterà in Germania e Olanda.
Incontra in Farnesina la collega Emma Bonino e il ministro
della Difesa, Mario Mauro; i presidenti delle Commissioni esteri
di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Pierferdinando Casini,
e il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato. E al
termine di quasi 48 ore di visita, incassa un primo risultato, a
livello economico, ''smuovendo le acque della cooperazione sia
in campo commerciale che degli investimenti del settore
privato'', e trova ''molta più comprensione della situazione
egiziana e un maggiore riconoscimento delle grandi difficoltà
che sta vivendo il Paese, sia da parte del governo italiano, che
da parte dei politici e della comunità imprenditoriale'', spiega
Fahmy in un'intervista ad ANSAmed.
Il Cairo procede nel suo lento cammino democratico,
determinato a portare avanti la road map che si è dato. Il capo
della diplomazia egiziana parla in maniera molto franca e dice
sostiene di essere stato ''molto chiaro'' con i suoi
interlocutori italiani in merito alla lotta contro il
terrorismo. ''Non faremo nessun passo indietro perche' la
sicurezza - ribadisce - arriva prima di ogni altra cosa''. ''In
Europa e anche negli Stati Uniti dovete comprendere che la
vostra sicurezza dipende dalla nostra. Che il vostro successo
dipende dal nostro''. Il Mediterraneo, aggiunge, ''è un piccolo
mare e il terrorismo non ha confini''.
Riferendosi alle relazioni con Washington e alla decisione
adottata a metà gennaio da parte del Congresso di tornare a
concedere gli aiuti annuali al Cairo (un miliardo e mezzo di
dollari) in parte sospesi dopo la deposizione, la scorsa estate,
del presidente Mohamed Morsi, dice di non sentirsi per nulla
sorpreso. ''E' interesse degli Stati Uniti - avverte - avere
buoni rapporti con l'Egitto''. Oggi sul fronte dei rapporti
bilaterali le cose vanno meglio. ''C'è la volontà da parte
nostra ma anche da parte statunitense di andare oltre, perché
conviene a entrambi i Paesi superare i rapporti conflittuali che
abbiamo avuto di recente''. L'Egitto è cambiato. E il mondo
arabo insieme a lui, conclude Fahmy. ''E bisogna prenderne atto.
(ANSAmed).