Sisi riferira' inoltre all'Assemblea Onu, all'Unione africana e al governo spagnolo, che ospiterà un summit dei Paesi amici della Libia, già riunitisi nel marzo scorso a Roma, il 17 settembre a Madrid.
Il piano definito al Cairo, in dieci punti, prevede una serie di misure che vanno dal cessate il fuoco al disarmo delle milizie. Ma il punto più controverso, scrive il Libya Herald è che una comitato formato dai Paesi vicini dovrebbe sovrintendere alla transizione. I Paesi confinanti riunitisi lunedi' al Cairo - oltre all'Egitto, il Ciad, la Tunisia, l'Algeria e il Sudan, tutti preoccupati per l'estendersi dell'instabilità oltre i confini libici - hanno accettato il progetto, si afferma, riconosciuto la piena legittimita' del Parlamento eletto a giugno, poi costretto a riunirsi a Tobruk per il controllo di Bengasi da parte degli islamisti di Ansar al Sharia e del locale "califfato". I delegati riuniti al Cairo si sarebbero detti pronti, sempre secondo il Libya Herald, a promuovere un intervento straniero nel caso vi fosse un'ulteriore inasprirsi delle tensioni. E stanno preparando un incontro con il Parlamento di Tobruk.
Per quanto riguarda ancora il piano uscito dal Cairo, prevede un cessate il fuoco immediato a la fine di tutte le operazioni militari, per rendere possibile un dialogo per la riconciliazione nazionale. Tutti i gruppi dovrebbero abbandonare le armi e riconoscere le legittime istituzioni, a partire dal Parlamento di Tobruk. Si prevede inoltre un attento controllo dei trasporti di armi, con consegne da essere autorizzate solo dal gvoerno e da organismi dell'Onu. Pur escludendo ogni interferenza negli affari interni libici, i Paesi confinanti hanno deciso che un sistema di sanzioni sia definito contro gruppi o individui che interferiscano con il processo democratico o forniscano armi in modo illegale. (ANSAmed).