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Da Yemen a Egitto boia al Qaida insanguinano il web

Nuove decapitazioni e sgozzamenti. Jihadisti attaccano a Bengasi

02 settembre, 11:06

(di Claudio Accogli) (ANSAmed) - IL CAIRO, 2 SET - Il web gronda sangue: è quello delle vittime dei boia di al Qaida, che dall'Iraq all'Egitto passando per lo Yemen, decapitano e sgozzano i "nemici" davanti alle telecamere e pubblicano le immagini sui social network.

Nuovo orrore dopo la decapitazione di James Foley, di un soldato curdo in Iraq e di quattro "collaboratori del Mossad" in Sinai.

Le massime autorità religiose sunnite sono scese in campo fino alla Dar al Ifta del Cairo, che ha invitato a chiamare i miliziani dell'Isis "terroristi" e non "Stato islamico", perché con i loro atti violano la Sharia.

Ieri è toccato a tre uomini, uccisi nei giorni scorsi in Yemen perché accusati di essere "spie americane" e di collaborare con gli Usa fornendo informazioni sui bersagli da colpire nel Paese con i micidiali droni che hanno falcidiato i jihadisti. Le immagini dei tre, in una pozza di sangue con la gola squarciata, sono state "distribuite" via Twitter. Lo stesso social network dove è ancora possibile trovare altro orrore targato al Qaida, o meglio Al Qaida nella Penisola arabica, il suo braccio saudita-yemenita: le foto della strage del 9 agosto, 13 i soldati di Sanaa sgozzati.

E nel Sinai egiziano, dove la scorsa settimana i qaedisti della regione, Ansar beit al Maqdis, hanno pubblicato su Youtube la tremenda decapitazione di quattro persone accusate di essere "spie di Israele", altri quattro cadaveri senza testa sono stati trovati nelle ultime 48 ore. Poiché appare chiaro che dietro agli efferati delitti c'é al Qaida, si attende con preoccupazione l'arrivo di altri brutali filmati, di altre "esecuzioni" senza pietà di presunti "collaborazionisti". La situazione nella Penisola preoccupa non poco le autorità del Cairo. L'offensiva contro i terroristi è in corso da oltre due anni, e dopo la destituzione di Mohamed Morsi, nell'agosto 2013, si registra una vera e propria escalation. Il bilancio approssimativo - non esistono fonti ufficiali poiché nella regione è in corso un'operazione militare - è di quasi 500 morti, 300 tra i terroristi, 150 tra le forze di sicurezza, e almeno 50 civili innocenti. "Siamo oramai costretti a prendere le strade meno sicure, le arterie principali vengono chiuse dalle 17, quando scatta il coprifuoco", racconta un residente coperto da anonimato. L'economia è al collasso, con centinaia di negozi costretti a chiudere e anche alcune grandi aziende in seria difficoltà. Ansar beit al Maqdis ha lanciato una vera e propria "caccia alla spia": "Fanno dei posti di blocco, soprattutto di notte, e fermano quelli che reputano collaborazionisti. Hanno già ucciso almeno 10 capi tribù, e costretto centinaia di famiglie alla fuga per paura di ritorsioni". I miliziani avrebbero ricevuto rinforzi da jihadisti arrivati dalla Libia, legati all'organizzazione del Sinai dai vincoli delle grandi famiglie beduine. Ma il Cairo guarda con molta preoccupazione anche a quello che accade lungo il suo confine occidentale: la Libia è divisa in tre parti, i qaedisti di Ansar al Sharia hanno proclamato un Califfato a Bengasi e sono pronti alla guerra contro tutti, compresi i miliziani al potere a Tripoli: "Sono contro l'Islam. Noi vogliamo issare le bandiere della Sharia". A Bengasi le forze del generale Khalifa Haftar, vicine al Parlamento di Tobruk sostenuto a spada tratta dall'Egitto, patiscono una violenta offensiva contro l'aeroporto della città, uno dei pochi centri nevralgici ancora sotto il controllo di Haftar. Ieri il Parlamento ha reincaricato Abdullah al Thani di formare un governo entro 15 giorni. Ma le autorità sono state costrette ad ammettere di aver perso il controllo di Tripoli. In molti temono che i boia di al Qaida inizino a far parlare di sé anche nella martoriata Libia.(ANSAmed).

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