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Il Monastero di Santa Caterina,tra spiritualità e convivenza

All'Accademia d'Egitto,i restauri del mosaico Trasfigurazione

16 gennaio, 17:52

RESTAURATO IN ITALIA IL MOSAICO DELLA TRASFIGURAZIONE DEL MONASTERO DEL MONTE SINAI [ARCHIVE MATERIAL 20081022 ] RESTAURATO IN ITALIA IL MOSAICO DELLA TRASFIGURAZIONE DEL MONASTERO DEL MONTE SINAI [ARCHIVE MATERIAL 20081022 ]

(di Cristiana Missori) (ANSAmed) - ROMA, 16 GEN - ''Un luogo di spiritualità, convivenza fra religioni, armonia, rispetto e pace''. Così descrive il Monastero greco-ortodosso di Santa Caterina, nel Sinai, padre Giustino, responsabile della Biblioteca del complesso monastico, che questa sera interverrà all'Accademia d'Egitto di Roma per spiegare l'importanza del restauro del mosaico della Trasfigurazione del Monastero realizzato dal Centro di Conservazione Archeologica, guidato dal dott. Roberto Nardi.

Considerato il più antico monastero cristiano esistente, costruito tra il IV secolo (quando la madre dell'imperatore Costantino il grande, Elena, fece edificare una cappella dedicata alla vergine Maria sul luogo del Roveto ardente) e il VI secolo (quando l'imperatore Giustiniano, ne ordinò la fortificazione e la realizzazione della chiesa conosciuta oggi come della Trasfigurazione) il monastero di Santa Caterina ''è un luogo rimasto immutato nei secoli, isolato e difficile da raggiungere''. Un tempo, spiega il monaco, ''per raggiungerlo da Suez ci volevano 10 giornate di traversata nel deserto a dorso di cammello''. A visitarlo erano in pochi. ''Tra il VII e il X secolo si sa molto poco del monastero'', racconta il responsabile della preziosissima Biblioteca che racchiude 3.300 manoscritti, tra cui alcune pagine del Codex Sinaiticus.

''Spesso si dice che sia la seconda per importanza dopo quella Vaticana. Sicuramente lo è per i testi greci, ed è tra le più importanti al mondo per gli scritti siriaci e arabi dei primi secoli lo è'', afferma il monaco originario degli Stati Uniti, che dal 1996 si è unito alla piccola comunità che oggi conta 25 monaci. La Biblioteca non è accessibile al pubblico, ma i volumi più preziosi si trovano nelle stanze del piccolo museo interno al complesso monastico dove sono esposti gli altri tesori: le circa 200 icone - tra cui quella di San Giovanni Climaco - e i tanti oggetti sacri donati dai visitatori e accumulati nel corso dei secoli. Oggi sono in corso due progetti di digitalizzazione che coinvolgono tutti i volumi custoditi e il recupero di quelli che hanno un palinsesto (cercando di recuperare quanto cancellato e su cui è stato riscritto) da condividere con studiosi e ricercatori. Molto legata alla vita del monastero è anche quella della comunità beduina - Gabaleya - che vive ai piedi di Santa Caterina. ''Tanti lavorano con noi all'interno delle mura e molti altri al di fuori''. Di fede musulmana, anche loro possono pregare all'interno del complesso monastico. ''Santa Caterina è un luogo di armonia e di rispetto'', ripete padre Giustino. Una quota importante dell'attività economica della comunità locale - un centinaio di famiglie - è legata all'afflusso di turisti. ''Proprio per aiutare i beduini in questi anni di crisi, la Fondazione legata al Monastero, raccoglie fondi destinati a sostenere la comunità locale. Oggi le cose vanno meglio, rimarca il monaco, l'Egitto si sta stabilizzando, i visitatori tornano a crescere''. Attratti da questo luogo di grande spiritualità, che annovera 22 cappelle e una moschea - e dalle sue opere d'arte - come il mosaico policromo su fondo d'oro del VI secolo, raffigurante la Trasfigurazione di Cristo, recuperato grazie al lavoro del Centro di Conservazione Archeologica di Roma iniziati nel 2005 e terminati nel 2010, come spiega lo stesso direttore del centro, Roberto Nardi, che ha guidato il restauro. Finanziato principalmente dalla Fondazione del Monastero, il salvataggio dell'opera ha comportato il consolidamento, la pulitura, il trattamento dei pezzi mancanti e la documentazione di ognuna delle 500 mila tessere che lo compongono, per un costo di circa mezzo milione di dollari. ''Solo lavorando al restauro, aggiunge, ''ne abbiamo potuto comprendere davvero l'importanza''. L'elemento del riflesso, rimarca Nardi, era essenziale. Oltre a segnare le ore e le stagioni, il mosaico è uno strumento per comunicare con Dio''. (ANSAmed).

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