Quel che comunque veramente è cambiato dopo il 2011 è la nuova consapevolezza che le questioni di genere adesso hanno un nuovo afflato, diverso da quello che c'era prima, per la democrazia e la libertà nella regione mediorientale. Quando si parla di libertà e di lotta contro l'autoritarismo, cioè, adesso si includono anche le questioni di genere". Lo ha affermato Nadje Al-Ali, professoressa di studi di genere al Centre for gender studies del Soas (School of oriental & african studies) di Londra, in occasione del congresso internazionale della Società per gli studi sul Medio Oriente, apertosi oggi all'Università Ca' Foscari di Venezia.
Dopo aver precisato che "si tratti di autoritarismo islamista o basato su una dittatura militare, la tendenza patriarcale di oppressione nei confronti delle donne si manifesta in modo equivalente", Al-Ali ha approfondito il tema, spiegando come "si stanno aprendo spazi di maggior coinvolgimento delle donne nei movimenti di protesta, ma c'è anche un ritorno di fiamma contro i diritti delle donne". "E' impossibile e sbagliato - ha aggiunto - generalizzare, dovendo concentrare l'attenzione sulle singole realtà e Paesi". La Tunisia, ad esempio, ha rilevato, "è diversa dall'Egitto, stato riguardo al quale si è molto parlato sui media dei problemi e delle molestie alle donne. L'aspetto positivo, però, è che per la prima volta si discute di queste cose e, ancor più importante, per la prima volta si vedono giovani uomini che lottano con le donne contro questo fenomeno".