Non si placano lo sgomento e la profonda tristezza degli egiziani per il massacro dei 21 lavoratori copti originari di Al Aour e Samalout, nel Medio Egitto. "Sono tanti i musulmani che per strada o in chiesa vengono a trovarmi per porgere le loro condoglianze", racconta all'ANSA padre Rafic. "Copti o cattolici non fa differenza", sono i cristiani ad essere stati colpiti.
In molti in queste ore si chiedono se si sarebbe potuto fare di piu' per salvare quei giovani. A metà gennaio non erano infatti mancate le proteste da parte dei famigliari delle vittime che erano giunti al Cairo per manifestare e chiedere al governo di fare qualcosa per liberare i loro cari. Alcuni erano arrivati a sostenere che l'esecutivo non stesse facendo abbastanza, trattandosi di cristiani. "Finora - replica il portavoce dei cattolici d'Egitto - nessuno degli ostaggi caduto in mano al Daesh è riuscito a salvarsi, malgrado i negoziati. I due vescovi siriani rapiti un anno e mezzo fa" nella zona fra Aleppo e il confine turco "non sono ancora mai tornati". Quel che è certo è che l'avanzata degli estremisti va fermata con ogni mezzo. "L'Egitto non è in guerra con la Libia - conclude il religioso - ma con i terroristi che ormai si trovano a circa 250 chilometri dal nostro confine. La città libica di Derna si trova alla stessa distanza a cui si trova Alessandria dal Cairo". (ANSAmed).