Intanto, in vista della riunione, proseguono i contatti a tutto campo. Egitto e Francia, che fanno da capofila al negoziato, sono al lavoro su un testo di quello che potrebbe diventare una risoluzione o una dichiarazione alla stampa. "Si aspetta di vedere cosa dirà il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry", ha detto il numero due britannico Peter Wilson.
Shoukry, da ieri a New York, ha avuto contatti bilaterali con ambasciatori del Consiglio, con i P5 (Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina), con i Paesi del Gruppo Arabo e con il segretario generale Ban Ki moon. Giovedì poi il rappresentante del Cairo parteciperà agli incontri di Washington sull'estremismo violento convocati dal segretario di Stato John Kerry. Ci saranno anche Ban e l'Alto Rappresentante Ue Federica Mogherini. La Libia, dopo le decapitazioni dell'Isis sulle sponde del Mediterraneo, sarà alta nell'agenda.
Intanto, secondo fonti diplomatiche, l'inviato dell'Onu per la Libia Bernardino Leon si è detto prudentemente ottimista e ha chiesto "giorni di tempo" per portare avanti il negoziato. Il dialogo avviato da Leon in Libia "è la chance migliore per aiutare la Libia a uscire dalla crisi in cui si trova", aveva detto ieri Ban, secondo cui "solo attraverso il dialogo i libici potranno costruire uno Stato e istituzioni capaci di fronteggiare il terrorismo".
All'Onu non trovano riscontro le ipotesi lanciate in Italia su un "rafforzamento" dello sfondo Onu in Libia affiancando a Leon l'ex premier - e inviato per il Sahel - Romano Prodi. Una proposta rilanciata dal fondatore della Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi sul Corriere della Sera, secondo cui "si aprirebbe un percorso difficile ma con tante opzioni possibili".(ANSAmed).