Agli investitori verranno sottolineate le potenzialità di un mercato da 90 milioni di abitanti che sta uscendo dai quattro anni di instabilità (e due rivoluzioni, di cui quella popolar-militare anti-islamista guidata proprio da Sisi) seguite alla caduta dell'ultratrentennale presidente Hosni Mubarak nel febbraio 2011. Da venerdì a domenica saranno in vetrina una cinquantina di progetti per un totale di 35 miliardi di dollari nei settori energia, immobili, agricoltura e in svariati altri contenuti nel grande piano per lo sviluppo dell'area del Canale di Suez in fase di raddoppio, parziale pur sempre faraonico.
Verranno illustrate anche riforme che puntano a rilanciare l'economia stimolando la fiducia degli investitori anche stranieri ad esempio sfoltendo la paralizzante burocrazia egiziana, tagliando tasse e sovvenzioni, affrontando le carenze energetiche e deprezzando la valuta. Ci si attende la firma di almeno sei grandi investimenti tra cui quello da 3 miliardi di dollari in una centrale energetica. Le aspettative per l'effettiva firma di contratti direttamente all'Eedc si sono molto ristrette passando dagli annunci di 100 miliardi di un anno fa a quelli di 15 e infine 10 miliardi di dollari di questi ultimi giorni. Qualsiasi importo risulta comunque necessario per un paese in cui le due rivoluzioni hanno fatto crollare gli investimenti stranieri dai 13 miliardi di dollari del 2007-2008 ai 2,2 miliardi del dopo-Mubarak. Il variegato sostegno da 23 miliardi di dollari assicurato nell'ultimo anno e mezzo da una parte dei paesi del Golfo (soprattutto Arabia Saudita, Emirati e Kuwait) come noto da solo non basta a risolvere i problemi economici egiziani che Sisi deve eliminare per conservare il favore degli egiziani ed evitare che rispondano di nuovo a qualche appello per un'islamizzazione forzata della società come fecero votando per Mohamed Morsi e la Confraternita musulmana nel 2012. La Eedc si tiene nell'estremo sud del Sinai, una penisola nel cui nord-est è in corso una guerra a bassa intensità contro un gruppo affiliato allo stato islamico. Nuove formazioni terroristiche nate dopo la cacciate dei Fratelli musulmani nel 2013 hanno colpito con piccoli attentati dinamitardi interessi stranieri come Vodafone, Carrefour e una banca emiratina. Eppure diverse operazioni appena annunciate alla vigilia della conferenza, come un investimento da 12 miliardi di dollari di Bp nel gas del delta del Nilo, secondo molti analisti dimostrano che sta tornando la fiducia in un Egitto stabile.
Ad ANSAmed risulta certa la presenza in Egitto del capo del Fondo monetario internazionale (Fmi), Christine Lagarde). E per affermare che la Conferenza di Sharm el Sheikh ha anche una valenza politica. fonti ufficiali del Cairo sottolineano soprattutto l'arrivo del segretario di Stato americano John Kerry atteso per venerdì. Secondo fonti informate, le aziende italiane attese a Sharm sono una trentina tra cui spiccano Eni, Intesa Sanpaolo Enel, Edison, Edison, Italcementi, Pirelli.
(ANSAmed).