Tutto questo - amplificato dai media internazionali - ha fatto scappare i turisti. Delle trecento navi un tempo in attività, oggi ne restano circa una decina. Le altre assomigliano ormai a relitti abbandonati da tempo. Sono ormeggiate, una attaccata all'altra, nei porti delle località principali: entrandoci, si nota immediatamente il contrasto stridente tra le finiture dell'arredamento - vistose ma perfette nel loro genere, con gli specchi e i fiori di plastica ancora al proprio posto - e la desolazione generata dall'inattività. Cavi che penzolano dal soffitto, gran polvere e, in un angolo, un vecchio materasso e qualche cencio che costituiscono il giaciglio di custodi ingaggiati per evitare l'ingresso di intrusi e senzatetto. La flotta fantasma del Nilo attende così il ritorno dei turisti.
E in attesa febbrile sono anche i commercianti di località come Kom Ombo, Edfu, Esna. Ridotti allo stremo dalla crisi economica, si affollano come mosche attorno ai pochi turisti che ancora si fanno vedere da queste parti. Alcuni corrono lungo il Nilo al passaggio lento delle imbarcazioni e tirano sul ponte la loro mercanzia - sciarpe in garza di cotone, pareo, souvenir -, sperando di veder piovere in cambio qualche lira egiziana o euro. Il crollo dell'economia locale appare in tutta evidenza anche passeggiando per il mercato di Edfu. Molti i banchi chiusi, tanta la spazzatura che nessuno raccoglie. Un topo si aggira tra le spezie in esposizione, ma il venditore non ci fa nemmeno caso. La pavimentazione del mercato - un bel granito - è stata saccheggiata e mostra buchi qua e là. Ma a breve dovrebbe essere riparata, assicura un abitante del posto. Qui come altrove i governatori locali hanno ricevuto indicazioni precise dal Cairo: al Sisi punta a rilanciare l'Egitto come meta del turismo internazionale e per farlo è necessario scuotere via la patina di miseria accumulatasi negli ultimi anni. L'obiettivo è quello di arrivare a 20 milioni di turisti entro il 2020: una cifra ambiziosa se si considera che lo scorso anno i visitatori sono stati in tutto 10 milioni. Ma gli egiziani sembrano crederci, malgrado tutto. (ANSAmed)