Si tratta dell' "ospedale oncologico pediatrico più grande al mondo" sostiene la fondazione "57357" che finanzia i suoi 260 posti letto (per l'80% in camera singola) e l'assistenza in day-hospital assicurata alla maggior parte (70%) dei piccoli pazienti). La raccolta di fondi, realizzata dalla fondazione che trae il nome dal numero del suo primo conto corrente, consente di curare i bambini gratuitamente nonostante le cure oncologiche si protraggano anche per 3-5 anni. A finanziarla sono banche, società, enti religiosi e statali come esercito e polizia, club sportivi come la nazionale di pallamano ma anche semplici cittadini, da gruppi di studenti ad un'anziana che coltiva rucola e che è diventata simbolo delle micro donazioni: un modello che in Egitto ha fatto scuola fra altre fondazioni, sottolineano alla "57357".
Ad avviare la fondazione fu un medico dell'Istituto oncologico nazionale che rimase sconvolto per la morte in un sol giorno di 11 bambini malti di tumore. Ora il 57357 salva il 74,7% dei piccoli pazienti, con un balzo rispetto alle quote del 30-40% dei suoi inizi e vicino quindi alle percentuali "occidentali". L'ospedale raccoglie pazienti da molti paesi arabi e del bacino del Nilo (Etiopia e Sudan) e ha collaborazioni di ricerca e formazione con varie istituzioni egiziane e straniere: soprattutto cinque centri oncologici e ospedali statunitensi tra cui il Dana Farber Cancer Institute e il Boston Children's Hospital. Ricerca oncologica, educazione alla prevenzione del cancro attraverso la promozione di stili di vita adeguati e assistenza medica di qualità sono gli scopi della fondazione che punta a portare a 600 il numero di posti letto dell'ospedale entro un decennio.
Alla presentazione è stato mostrato un lungo spot a cartoni animati che insegna ai bambini a mangiare in maniera salubre ma soprattutto è stato descritto l'ospedale: macchinari d'avanguardia (tra l'altro per la "proton therapy"), digitalizzazione quasi completa e piccoli pazienti che portano tutti un braccialetto con codice a barre per avere in qualsiasi momento sotto controllo la loro situazione. Dall'esterno l'ospedale si connota per una "vela" simile a quella di una feluca del Nilo che protegge dal sole stanze da degenza ed evoca il concetto di "nave della speranza". L'entrata principale è in una sfera di vetro e metallo con isolamento termico ad argon: una forma che simboleggia il mondo e la connessione dell'ospedale con strutture di altri paesi nell'ambito delle sue attività di formazione di personale.
Dentro, molto è adattato per i piccoli pazienti o studiato per la loro tutela e benessere complessivo. Si passa per corridoi sinuosi e col pavimento (antibatterico) colorato per evitare l'angoscia della bianca linearità ospedaliera. Sui muri sono disegnate scimmiette e farfalle e molti sedili sono di corian, ben lavabili. Le sale d'attesa hanno video con la playstation e un pò dovunque tv sintonizzate su programmi di cartoni; dove si somministra la chemioterapia le poltrone hanno coperte con disegni di puffi, topolino e altri personaggi e i macchinari con la flebo sono su trespoli a rotelle per non imbrigliare troppo gli spostamenti. Ai piani superiori fra l'altro c'è lo studio dell'assistente sociale e psicologico per le famiglie, tre studi dentistici (la chemio attacca la dentatura), spazi per insegnanti dedicati ai lungodegenti, vasche da idromassaggio, sala da fisioterapia e assistenti che servono i pasti in qualsiasi momento i piccoli, di norma inappetenti, sembrano meno restii a mangiare. (ANSAmed).