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Egitto: Hawass, Paese è sicuro, ma serve più audacia

Suo patrimonio archeologico va internazionalizzato con mecenati

04 settembre, 17:17

(di Cristiana Missori) (ANSAmed) - CORTONA, 4 set - ''L'Egitto è un Paese sicuro'' e per fare tornare i turisti ogni trovata mediatica può essere quella giusta. Quel che serve è una buona dose di audacia.

Parola di Zahi Hawass, l'archeologo egiziano sicuramente più noto al mondo. A Cortona, in Toscana, dove questa sera al Teatro Signorelli presenterà in anteprima il suo ultimo libro - ''Magia delle piramidi. Le mie avventure in archeologia'' (Harmakis Edizioni) con cui ripercorre le scoperte degli ultimi 20 anni nel plateau di Giza e Saqqara - Hawass punta a rassicurare gli italiani. ''L'Egitto e i suoi siti sono protetti. L'Isis non entrerà. Sono qui per ribadirlo'', spiega in un'intervista all'ANSA l'ex responsabile del Consiglio supremo delle Antichita' egizie (Sca). Non sempre apprezzato dalla comunità scientifica anche per via della sua mania a volere spettacolarizzare ogni ritrovamento, Hawass ha avuto il merito di fare avvicinare il grande pubblico all'antico Egitto e di portare gli egiziani a riappropriarsi dell'Egittologia. Per circa un quindicennio e fino al 2011, infatti, nulla nel mondo delle antichità egiziane si sarebbe potuto muovere senza il suo placet. Oggi il suo ruolo è più simile a quello di ''un ambasciatore'', come lui stesso sottolinea, intenzionato a fare tutto il possibile per rivitalizzare l'industria turistica del suo Paese. ''Servono soldi per mantenere il nostro patrimonio culturale''. La sua strategia appare un po' ''corsara'', ma qualche frutto potrebbe pure darlo. In che modo? Utilizzando ''brand'', di sicuro richiamo mondiale. La teoria di Nicholas Reeves, lo studioso anglosassone secondo cui ci sarebbero prove di un passaggio segreto nella tomba di Tutankhamon che porterebbe alla sepoltura di Nefertiti - ha avuto questo effetto. ''Pur essendo totalmente sbagliata e priva di fondamento - ribatte Hawass - ha avuto il merito di attirare l'attenzione mediatica internazionale'' in pieno agosto. Molti studiosi, forse, storceranno il naso, ma per l'uomo dallo Stetson (il cappello alla Indiana Jones che lo ha reso famoso sulle Tv di mezzo mondo), si tratta di una trovata geniale per attrarre turisti. ''Abbiamo bisogno di fondi''. Come quelli necessari a completare il nuovo grande Museo egizio del Cairo che da anni aspetta di essere ultimato. Avrebbe dovuto essere inaugurato nel 2015, ma all'appello mancano ancora diversi milioni di dollari, ricorda l'egittologo. Lui un paio di idee per trovarli le avrebbe. ''Bisogna internazionalizzare la questione e dare visibilità ai mecenati intenzionati a fare donazioni, dedicando loro una sala, un'ala o iscrivendo il loro nome sulla facciata principale del museo''. Le sue parole per ora rimangono inascoltate. Dietro di lui c'è il vuoto cosmico, ammette. Sotto la sua direzione alle Antichità, ''c'erano altri 22 progetti di nuovi spazi museali, ma nessuno a oggi ha preso forma. E' tutto fermo. Anche i 10 milioni di euro che l'Italia ha stanziato per il rifacimento del Museo greco-romano di Alessandria d'Egitto. Inspiegabilmente bloccati dal ministero delle Antichità'', sostiene. Della collaborazione in campo culturale con Roma afferma con slancio: ''l'Italia fa molto. E ha fatto molto''. Lui per l'Italia invece intende continuare a divulgare l'affascinante mondo dei faraoni, portando in giro anche nelle città minori il suo volume. ''Fino a maggio prossimo farò circa una decina di presentazioni''. Intanto domani il piccolo borgo toscano che all'Egitto ha dedicato l'intera giornata di oggi, conferirà allo studioso il Premio Cortonantiquaria 2015. (ANSAmed).

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