Quarantaquattro in tutto le pellicole in gara in quattro giorni di proiezioni realizzate da giovani alle prime armi che raccontano a modo loro il mondo e il loro Paese. "Parlano di politica, di libertà, di cultura o delle bidonville del Cairo.
Proprio come riuscì a immortalare l'occhio attento e meticoloso del grande regista che firmò più di 40 pellicole e che scoprì Omar Sharif, immortale dottor Zivago. La tela su cui 'dipingeva' le sue opere erano sempre gli egiziani di tutte le condizioni sociali, rappresentando tutte le realtà scomode del Paese. Per questo nella sua lunga carriera venne osteggiato dal potere e dai fanatici religiosi. Oltre alle pellicole premiate, il festival indipendente ha voluto tributare un riconoscimento ad alcune personalità che per la cultura egiziana hanno fatto molto. Fra questi, l'ex ministro delle Antichità, Mohamed Ibrahim e quello della Cultura, Emad Abu Ghazi - che hanno traghettato i loro dicasteri nei momenti più complessi della rivoluzione del 25 gennaio 2011; Ramses Marzouk - direttore della fotografia con alle spalle 40 anni di carriera e una cinquantina di lungometraggi, e il tenore e attore egiziano, Hassan Kamy, che diretto da Chahine interpretò una delle sue ultime pellicole Alexandria New York (2004).
"Chahine - ha ricordato Kamy - era estremamente esigente. Mi fece girare la stessa scena 27 volte prima di trovare quella giusta". Con la morte di Yussef Chahine, Omar Sharif, Faten Hamama e Nour El Sherif (grandissimi artisti scomparsi quest'anno), si è conclusa un'era. Oggi il panorama culturale egiziano attende ancora il suo 'Lawrence d'Arabia'. (ANSAmed).