(di Cristiana Missori)
(ANSAmed) - IL CAIRO, 18 NOV - La lotta al fanatismo e al
radicalismo si combatte diffondendo conoscenza e cultura, anche
grazie a una cinepresa. Lo sa bene Khadija Al Salami, regista
yemenita che da anni vive a Parigi e che attraverso le sue opere
e i suoi libri si batte per l'emancipazione delle donne del suo
Paese, ma anche per arginare la diffusione del fanatismo
religioso. Il suo prossimo lavoro, pronto a gennaio, racconta la
storia vera ''di una ragazza cento per cento francese,
convertitasi all'Islam e partita per lo Yemen con il suo
fidanzato, anche lui francese, da dove non è più tornata''. A
chiederle aiuto, spiega ad ANSAmed a margine della 37esima
edizione del Festival del Cinema del Cairo, è la madre della
ragazza. ''Qualche mese fa ricevo una sua lettera in cui mi
chiede di accompagnarla nello Yemen per andare a ripescare sua
figlia. Così, decido di partire insieme a lei e mi porto dietro
la telecamera''. La cosa ''che mi colpì di più incontrandola,
erano la sua rigidità e la sua chiusura''. Per quella ragazza
''bionda dagli occhi azzurri - dice - tutto era haram. Anche la
mia telecamera, a tal punto da non volere essere filmata''. E
allora il progetto di Al Salami cambia natura e diventa una
storia raccontata in controcampo tra lei e la madre della
giovane. ''Purtroppo però, una volta tornata in Francia, la
donna mi dice di avere capito le motivazioni della figlia e
cambia idea'' e il documentario si ferma.
La storia della ragazza d'Oltralpe si interseca, però, con il
precipitare della situazione nello Yemen e l'intervento armato
della coalizione guidata dall'Arabia Saudita. ''Un Paese -
rimarca - per nulla interessato alla pace nella penisola arabica
e che ha contribuito a far crescere le divisioni settarie e a
diffondere il wahabismo in Yemen, finanziando centri di
predicazione come quello, nella provincia di Sadaa, in cui
studia la ragazza francese'' protagonista del suo prossimo
lavoro. Per questo motivo, ''ho scelto di riprendere il
documentario in mano. Non potevo rimanere ferma davanti alla
situazione disperata in cui si trova il mio Paese''.
Dopo i sanguinosi attacchi di Parigi di venerdì scorso la sua
pellicola assume un valore ancora più grande. Finora, dice, ''in
Francia non si è fatto abbastanza per prevenire questo orrore.
Il problema è il lavaggio del cervello che questi giovani hanno
subito''. (ANSAmed).