Il parlamento, insediatosi a Tobruk, in Cirenaica, nel 2014 e rivale di Tripoli, ha votato no alla fiducia all'esecutivo nato dopo mesi di negoziati sostenuti dall'Onu e l'accordo di dicembre a Tunisi.
La bocciatura è passata con 61 voti, 39 astenuti e un solo voto a favore, ha spiegato il portavoce della Camera di Tobruk, Abdullah Ablahig, sottolineando che la seduta, presieduta dal 'falco' Aguila Saleh, aveva raggiunto il numero legale con 101 presenze.
"Tutto da rifare" per Sarraj, secondo uno dei deputati di Tobruk, Abdel-Salam Nassiya: "Adesso il governo deve essere cambiato per includere più rappresentanti dell'est della Libia", ha spiegato. "No, il voto è illegale" perché l'ordine del giorno della seduta è stato "cambiato all'improvviso", ha denunciato il vicepresidente della Camera, Ihmid Houmah.
Anche un altro deputato filo-governo, Galah Saleh, ha spiegato che i parlamentari favorevoli a Sarraj sono stati ingannati: la Camera non aveva annunciato nella propria agenda che oggi ci sarebbe stato il voto di fiducia, ma li aveva convocati solo per una "consultazione" con gli oppositori.
Finora il parlamento di Torbuk non era riuscito a esprimersi perché ostaggio del generale Khalifa Haftar, a guida dell'Esercito nazionale libico (Lnc) che controlla la Cirenaica e i suoi interessi politici-economici. Molti deputati pro-Sarraj avevano denunciato minacce e intimidazioni, anche fisiche.
Haftar non intende infatti cedere a Sarraj alcun potere conquistato negli ultimi anni come uomo forte dell'est, portando avanti la propria battaglia contro i jihadisti a Bengasi e in altre località della Cirenaica, fino a infuriarsi per i raid americani contro l'Isis di inizio agosto a Sirte. E ieri ha incassato di nuovo il sostegno del presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, che in un'intervista rilasciata pubblicata dai principali quotidiani egiziani ha confermato l'appoggio alla Camera di Tobruk e al generale. "I libici siano tranquilli perché l'esercito egiziano ha fatto fronte a qualsiasi pericolo dalla caduta di Gheddafi a oggi", ha dichiarato Sisi, motivando l'interesse dell'Egitto con la fuga di elementi dell'Isis in Libia dopo le sconfitte in Iraq e Siria.
A Sirte intanto prosegue l'avanzata delle forze fedeli al governo di Sarraj: ieri hanno annunciano 11 morti tra le loro fila, ma anche la conquista della più grande moschea della città e di un edificio usato come prigione dai jihadisti, ormai "morti o in fuga". (ANSAmed).