ROMA - A sette mesi dall'assassinio di Giulio Regeni l'Egitto prova a sbloccare lo stallo diplomatico con Roma. E lo fa da una parte assicurando la sua buona volontà di trovare i responsabili della morte del ricercatore e dall'altra auspicando che l'Italia invii "presto" al Cairo il nuovo ambasciatore, nominato lo scorso maggio ma mai insediatosi.
La nomina di Giampaolo Cantini è arrivata dopo il richiamo del suo predecessore Maurizio Massari al culmine dello scontro diplomatico tra Roma e Il Cairo seguito alla morte del giovane ricercatore friulano e alla scarsa collaborazione sulle indagini da parte delle autorità egiziane denunciata dalla procura da Roma. Su quest'ultimo fronte, il ministero degli Esteri egiziano ha assicurato che tra gli inquirenti egiziani e italiani sono in corso contatti e che "c'è la volontà comune di identificare i colpevoli e portarli davanti alla giustizia". Ma la collaborazione da parte del Cairo continua ad essere carente tanto che ieri i genitori di Regeni, attraverso il loro avvocato, hanno accusato l'Egitto di non aver fornito alcuna risposta concreta e chiesto al presidente Sisi di "dimostrare la sua solidarietà con i fatti e non con le parole". La dichiarazione di Paola e Claudio Regeni rispondeva ad un precedente intervento del presidente egiziano che, in interviste ai giornali egiziani, aveva ringraziato il premier Matteo Renzi per "le sue dichiarazioni positive" a proposito del caso Regeni,
assicurando di essere "solidale con la famiglia dello studente italiano".