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Festival Cairo,la rivoluzione su schermo nuovo cinema Egitto

Otto film raccontano storie violenza, amore, differenze sociali

18 novembre, 17:07

(di Cristiana Missori) (ANSAmed) - IL CAIRO, 18 NOV - Otto metri quadrati circa di spazio per 25 prigionieri: giornalisti americani, fratelli musulmani, comuni cittadini, arrestati dalla polizia egiziana durante le violente manifestazioni di piazza esplose dopo la rimozione del presidente della Fratellanza, Mohamed Morsi, l'estate del 2013. Intrappolati dentro un cellulare per un intero giorno.

Il Festival internazionale del cinema del Cairo (in corso fino al 24 novembre) sceglie questa sera di presentare al pubblico egiziano Eshtebak (Clash), la pellicola firmata dall'egiziano Mohamed Diab, proposta quale film di apertura della sezione 'Un certain regard' all'ultimo Festival di Cannes, ma criticata in patria.

L'opera di Diab torna infatti sul grande schermo dopo avere ottenuto l'approvazione da parte della censura lo scorso mese di luglio e poi essere ritirata dalle sale pochi giorni dopo, come lo stesso regista aveva denunciato. Non è l'unica scelta operata dal direttore artistico del Festival, Youssef Rizkallah. All'interno della sezione dedicata al nuovo cinema egiziano (8 in tutto le pellicole prodotte tra il 2015 e il 2016), sono diverse le opere che non esitano ad affrontare i momenti caldi della rivoluzione del 2011, delle manifestazioni di piazza del 2013 declinandoli diversamente. Parlando appunto della follia e della violenza di quei terribili giorni di Raba'a Al Adaweya - quando vennero uccisi oltre 600 civili e migliaia furono i feriti - fino a parlare delle relazioni umane e sentimentali che si intersecano durante quegli avvenimenti, ponendo sullo sfondo le rivolte.

Come in Sins of the flesh di Haram El Gasad, ambientato in una fattoria remota nelle campagne egiziane - dove gli echi delle rivolte si riflettono sulla vita dei protagonisti, facendo diventare le loro esistenze il paradigma della lotta del popolo egiziano - o Out of order di Mahmoud Kamel e Bitter moon di Hany Khalifa, o ancora, il campione d'incassi, Hepta: the last lecture di Hadi El-Bagoury, film tratto dall'omonimo best seller.

Ci sono poi storie più leggere, che parlano di sesso (mai esplicito), cibo e tradimenti, come l'ultima pellicola di Yousry Nasrallah, Brooks, Meadows and Lovely Faces, presentata pochi giorni fa al Medfilm Festival di Roma. O ancora l'ultima opera firmata da Mohamed Khan, Before the summer crowds, e Nawara di Hala Khalil, in cui ad essere sotto la lente d'ingrandimento, sono le differenze di classe nel Paese.

Pienone di pubblico in sala in questo Festival, con giornalisti rimasti fuori(ANSAmed).

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