ROMA - Facilitare la mobilità, il dialogo interculturale e lo scambio di pratiche performative tra gli artisti arabi e le realtà del territorio italiano, realizzando momenti di incontro, sessioni di lavoro e serate di spettacolo.
E' lo spirito di Focus Young Arab Choreographers, il progetto che vede coinvolti ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo, insieme a 11 Festival italiani, in collaborazione con il ministero degli Affari Esteri, che vedrà sei giovani coreografi provenienti da Egitto, Libano, Tunisia e Palestina sperimentare i propri lavori di ricerca attraverso performance, masterclass e incontri di approfondimento. Dal 25 maggio prossimo fino al 23 settembre, l'iniziativa, coinvolgerà 11 strutture da anni impegnate nel dare visibilità alle molteplici pratiche e poetiche della danza contemporanea.
Gli artisti dei Paesi mediterranei, selezionati all'interno della BIPOD/Beirut international platform of dance, in collaborazione con la Maqamat Dance Theatre della capitale libanese, si esibiranno da Torino a Matera, in una mappa di eventi che intendono dare sostegno alla danza contemporanea araba e promuovere la conoscenza dinanzi al pubblico italiano.
Questi gli artisti e i progetti che saranno presentati all'interno dei festival, in ordine di apparizione: Guy Nader (Libano) in Time Takes The Time Time Takes (TTTTTT) (un progetto che nasce dall'ammirazione per il ritmo e la musicalità creati dai movimenti, basandosi sul concetto di tempo-ripetizione); Hamdi Dridi (Tunisia) in Tu Meur(S) De Terre (una danza fisica dei ricordi che ricostruisce la figura del padre imbianchino nel suo luogo di lavoro, un duetto sinfonico in cui il dolore della malattia si trasforma in una poesia incantata); Bassam Abou Diab (Libano) in Under the flesh (uno studio sulla relazione tra le culture, il corpo, la morte e i rituali nato dall'aver vissuto la guerra, prima e dopo, ed essere stato obbligato, nella devastazione di corpo e spirito, ad utilizzare un enorme numero di strategie per sopravvivere); Jadd Tank (Libano) in Liberté toujours (una performance giocata sulla ricerca febbrile della libertà in tutti i suoi aspetti, segnata da un inseguimento senza fine, come fosse un circolo al contempo grottesco e sgargiante); Mounir Saeed (Egitto) in What about Dante (un lavoro ispirato all'Inferno della Divina Commedia di Dante, miscelato con lo spiritualismo del Sufismo e la musicalità nata dall'incrocio con inni cristiani e canti orientali, alla ricerca di una fusione tra la spiritualità delle culture); Sharaf Dar Zaid (Palestina) in To be... (una performance basata sul conflitto tra l'essere ciecamente legati alle tradizioni e l'essere liberamente isolato dalla società, nella quale non si propone una soluzione ma una ricerca tra i due estremi, nel tentativo di trovare un equilibrio per essere nel luogo nel quale si deve e si ama essere).