Il vice ministro degli Esteri Ihab Nasr ha convocato nel pomeriggio gli ambasciatori dei cinque paesi ai quali ha manifestato la "profonda indignazione" del Cairo per "un'ingerenza evidente e inaccettabile negli affari interni egiziani". Il riferimento è alla richiesta di "trasparenza" sulla detenzione di Metwally e, più in generale, "sulle condizioni carcerarie in Egitto" contenuta nella nota del 3 novembre. Italia, Germania, Gran Bretagna, Canada e Paesi Bassi sollecitavano "le autorità egiziane a garantire la libertà della società civile e la protezione da torture come sancito dalla costituzione egiziana". Un passaggio, questo, particolarmente sgradito al governo del Cairo che oggi ha "respinto totalmente le allusioni contenute nel comunicato sulla situazione delle ong nel paese e su casi di tortura nelle carceri egiziane". L'attivista è stato in passato associato al caso Regeni e più volte citato come consulente legale al Cairo della famiglia del ricercatore. Di recente il legale di Metwally, Ezzat Ghoneim, ha chiarito che il ruolo del suo assistito nel caso Regeni è stato "informale e indiretto" in quanto incaricato dal direttore dell'ong 'Ecfr' di seguire il dossier. Metwally non ha mai incontrato la famiglia del ricercatore ma l'organizzazione non governativa, che si occupa da sempre di sparizione forzate in Egitto e per questo ha ricevuto diverse intimidazioni da parte delle autorità del Cairo, e l'ha sostenuta da vicino nella faticosa ricerca della verità sull'omicidio di Giulio.
Dell'arresto dell'attivista, avvenuto all'aeroporto del Cairo mentre si stava recando a Ginevra per partecipare a una sessione del Consiglio dei diritti umani dell'Onu, si è occupato anche il ministro degli Esteri Angelino Alfano che ne ha parlato direttamente con il suo omologo egiziano Sameh Shoukry. Pochi giorni dopo l'arresto, il 14 settembre, in un incontro a Londra e di nuovo all'inizio di ottobre in un colloquio telefonico. Dopo la notizia del prolungamento dell'arresto di Metwally lo scorso 3 ottobre, inoltre, su indicazione del ministro, l'ambasciata italiana al Cairo si era attivata, insieme con altre ambasciate, per sensibilizzare sul caso le autorità egiziane.