Il dicastero, in un comunicato pubblicato su internet, definisce "infondate accuse" quelle mosse dal rapporto dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unhchr) che "riflette un'ignoranza totale" di quanto realizzato in Egitto a livello di rafforzamento di questi diritti.
Nell'esprimere il proprio "stupore", il ministero sostiene che nel rapporto ci sono elementi "erronei" e ricorda che lo stesso Alto commissario ammette di basarsi su "presunte" informazioni che però "danneggiano la credibilità e l'integrità delle prossime elezioni".
In implicito riferimento all'avvocato e difensore dei diritti umani Khaled Ali che aveva avuto problemi a raccogliere firme di sostegno, il Cairo "chiede come lo Stato egiziano possa essere responsabile del ritiro volontario di potenziali candidati o della loro incapacità di completare la documentazione per la candidatura".
E riferendosi sempre implicitamente all'arrestato generale Sami Anan, il ministero sostiene che "tutte le misure giudiziarie prese contro chiunque sono basate su una violazione della legge". Le elezioni presidenziali egiziane si svolgeranno dal 26 al 28 marzo e il capo di Statu uscente Abdel Fattah al-Sisi è già sicuro vincitore dato che - dopo quattro defezioni - a sfidarlo c'è solo un politico poco noto e suo fervente sostenitore, Moussa Moustafa. (ANSAmed).