(ANSA) - BOLOGNA, 14 DIC - "Non amo dire agli altri come", ma
"vorrei pregare il Governo di lavorare più intensamente di prima
affinché Patrick torni libero", "tutti, noi in primis come
ateneo, dobbiamo fare di più". Così il rettore dell'Università
di Bologna Francesco Ubertini a margine di una videoconferenza
sui dati di immatricolazione risponde a una domanda sulla sorte
di Patrick George Zaki e sull'opportunità o meno di ritirare
l'ambasciatore italiano al Cairo. "Lascio valutare al Governo",
sottolinea, "in alcune situazioni può essere utile in altre
potrebbe non esserlo".
"Stavamo ragionando su quali iniziative nuove poter mettere in campo", aggiunge Ubertini che auspica una maggiore mobilitazione "per riportare tutti alla ragione e Patrick alla libertà".
"Sono davvero molto amareggiato - spiega il rettore riferendosi alle ultime lettere di Patrick - e trovo veramente assurda questa vicenda, questo protrarsi dello stato di fermo che viola i diritti più elementari". "C'è questo continuo richiamo di Patrick alla sua università e questo non può che farmi piacere però penso che tutti dovremmo fare di più, me per primo, per far sì che questa detenzione si interrompa e che Patrick possa finalmente ritornare in libertà". "Non possiamo fermarci fintanto che Patrick non sarà liberato e non tornerà a Bologna, ai suoi studi e alla sua famiglia".
L'invito che il rettore ripete è "non solo al Governo, ma a tutta la comunità nazionale e internazionale affinché si continui a tenere alta attenzione e si convinca il Governo egiziano a interrompere questa violazione dei diritti di Patrick e anche di altri perché la reiterazione di 45 giorni in 45 giorni dello stato di fermo è davvero inaccettabile". (ANSA).
"Stavamo ragionando su quali iniziative nuove poter mettere in campo", aggiunge Ubertini che auspica una maggiore mobilitazione "per riportare tutti alla ragione e Patrick alla libertà".
"Sono davvero molto amareggiato - spiega il rettore riferendosi alle ultime lettere di Patrick - e trovo veramente assurda questa vicenda, questo protrarsi dello stato di fermo che viola i diritti più elementari". "C'è questo continuo richiamo di Patrick alla sua università e questo non può che farmi piacere però penso che tutti dovremmo fare di più, me per primo, per far sì che questa detenzione si interrompa e che Patrick possa finalmente ritornare in libertà". "Non possiamo fermarci fintanto che Patrick non sarà liberato e non tornerà a Bologna, ai suoi studi e alla sua famiglia".
L'invito che il rettore ripete è "non solo al Governo, ma a tutta la comunità nazionale e internazionale affinché si continui a tenere alta attenzione e si convinca il Governo egiziano a interrompere questa violazione dei diritti di Patrick e anche di altri perché la reiterazione di 45 giorni in 45 giorni dello stato di fermo è davvero inaccettabile". (ANSA).